Giancristiano Desiderio
Il libero mercato? Se non ci fosse andrebbe inventato perché il mercato altro non è che un indicatore di prezzi e se non possiamo calcolare prezzi, con domande e offerte, non solo siamo meno liberi, ma ciechi che camminano al buio. Il caso italiano è proprio questo: ieri come oggi siamo nella necessità di inventare il libero mercato per imboccare una «uscita di sicurezza» da monopoli, corporativismi, statalismi il cui prezzo non possiamo più permetterci. Ma uscire da situazioni di monopolio e dipendenza è la cosa più difficile, non solo perché i monopoli tendono a ripresentarsi sotto altre forme e mentite spoglie, ma anche perché la libertà implica lavoro e responsabilità e gli italiani, abituati a corporazioni e rendite, alla libertà preferiscono la sicurezza.
La forza o il consenso del governo attuale del duopolio Salvini-Di Maio (che peraltro, visti i danni, inizia a scemare) si fonda proprio su questa esigenza di sicurezza che, però, sfocia nell'illusione: il prezzo della sicurezza economica è troppo alto giacché non è garantito da autonomia e sovranità ma da tasse e debiti non più sostenibili senza il ritorno al lavoro e alla responsabilità produttiva. Come si può capire, l'Italia è nel circolo vizioso in cui il Barone di Munchhausen cerca di salvarsi dalle sabbie mobili tirandosi il codino. È una situazione paradossale perché si invoca la salute proprio là dove c'è la malattia cercando un istituto salvifico - lo Stato, l'Europa, il reddito di cittadinanza, la riforma delle pensioni riformate - che invece non esiste né in cielo né in terra, figurarsi sul balcone di Palazzo Chigi.
Ecco perché la provocazione di Alessandro Gnocchi (sul Giornale di ieri) sul libero mercato, che è prezioso ma genera vantaggi per pochi, da un lato va accolta e dall'altro lato va respinta. Va accolta perché dobbiamo sapere dove il mercato non funziona: lì dove si riformano vecchi monopoli con nuovi monopolisti grazie alla inutilità politica. Va respinta perché ciò che ci strozza non è la mano invisibile del mercato ma la manona visibile e pesante dello Stato o, meglio, del governo che promettendo troppa sicurezza genera insicurezza distruggendo l'unica cosa che ci dà veramente una mano e ci salva: la possibilità di lavorare.
Allora, ciò che i liberali devono proporre non è una ricetta economica ma un soggetto politico che difenda e promuova la possibilità di lavorare in cui il valore della libertà non sia messo in discussione a vantaggio di una illusoria sicurezza. La cultura della libertà, prim'ancora della stessa cultura liberale, in Italia viene sempre dopo: dopo la giustizia, dopo la solidarietà, dopo la sicurezza.
Invece, è solo se si mette al centro la libertà che si possono avere anche gli altri beni e, tra questi, soprattutto la sicurezza perché lo Stato non dovendo più essere onnipotente e in cielo, in terra e in ogni luogo con i padreterni del momento, potrà finalmente essere solo là dove serve e dare una mano concreta a chi è rimasto indietro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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