"Non sono più un rapper Mi sento un hooligan pop"

Nel nuovo cd collaborazioni (anche) con Elisa e Noemi. Fedez: "Ho voluto suoni quasi punk"

"Non sono più un rapper Mi sento un hooligan pop"

Poi quasi a bruciapelo si blocca e dice: «Non mi considero un rapper, vengo da quell'ambiente ma sono andato oltre forse perché sono più bravo». Fedez ad alzo zero. O, forse, semplicemente Fedez. Dopo la musica dell'appartenenza, lui è un pioniere della musica nomade, ossia istintiva e atea perché senza dogmi e neppure paura di superare quelli che ci sono già. Il nuovo disco, che esce oggi, si intitola Pop-Hoolista ed è la revisione del rap, una ventina di brani senza genere, senza confini, senza sosta. E si capisce già sulla carta dai cosiddetti featuring , le collaborazioni: Noemi in L'amore eternit , l'amico (e socio in Newtopia) J Ax in Viva l'Iva , Elisa in Pop-Hoolista , Francesca Michielin in Magnifico , Boomdabash in M.I.A. e Veleno per topic con Luciouz. Un giro d'orizzonte. «Sono un hooligan del pop», spiega lui srotolando parole a velocità folle. Le mitraglia e chissà dove trova tutte le munizioni. Ama gli ossimori, i calembour e le antitesi più che i nonsense e difatti il disco non perde mai tensione, neppure in brani quasi cantautorali come la realmente superlativa L'hai voluto tu o la più prevedibile Veleno per topic . «È una sorta di concept album», riassume lui e il concept è la “Fedezvisione”, raccolta di pixel creativi del suo mondo, dal divertissement caustico di Non c'è due senza trash (ideale lettera di uno stalker a Barbara D'Urso) fino al dissing antiecclesiastico di Cardinal chic («Io c'ho la limo ma non pago l'Imu»).

Per farla breve in Pop-Hoolista c'è il catalogo dei viventi secondo un ragazzo milanese di 24 anni, nato Federico Leonardo Lucia, coperto di tatuaggi e di grinta, che, senza volerlo, è la voce della meglio gioventù, dei nativi digitali aideologizzati e quindi vagabondi: «Ho scritto un brano di un minuto e mezzo per l'evento dei grillini al Circo Massimo, si intitola Non sono partito , gioca sull'idea che non sono partito per andarmene ma non sono neanche un partito. E difatti non mi sento un grillino anche se credo che, tra tutte le “non alternative”, Grillo sia la più valida». Ragionamento quasi punk, come nel disco le chitarre asciutte e pungenti di tanti brani e i para-arrangiamenti essenziali in stile Blink 182 o primi Green Day.

L'idea di non essere ideologici.

Ad esempio in Vivere in campagna pubblicitaria , Fedez mescola testimonial bipartisan e imprevedibili, da Isaac Newton a Che Guevara e Giulio Cesare e Mussolini, tutti impegnati a fare spot altrettanto imprevedibili. Il tutto sempre sganciato dalla prigione delle rime che chiude a doppia mandata tanto rap: «Mi piacciono troppo ma non devono diventare una legge inviolabile». Il canto libero di Fedez. «Non sono io che prendo le distanze dalla scena del rap, è la scena del rap che prende le distanze da me», spiega giusto un attimo prima di dire: «Emis Killa a Miss Italia? Finché sei tu a portare contenuti in tv e non il contrario, non perdi dignità: per questo la sua partecipazione non ha grande rilevanza, anche se rimane un mio grande amico». Chirurgico. «Sono un Max Pezzali inconsapevole» scherza ma fino a un certo punto. Anche se ha slegato la tipica forma canzone sostituendo i «bridge» (versi di transizione tra strofa e ritornello) con monologhi scritti in collaborazione con il bravo e tagliente Matteo Grandi, Fedez ha la sensibilità pop di chi distilla i lunghi cambiamenti generazionali in brevi slogan trasngenerazionali. Come in Generazione Boh : «Un italiano su tre vive a casa dei genitori/Il problema è che gli altri due sono i genitori».

In poche parole Fedez parla la lingua dei suoi coetanei ma si fa capire bene pure dai loro padri, merito anche di una gavetta a base di freestyle e mixtape, tutti ingredienti ormai fondamentali della nuova leva cantautorale. «Mi sarebbe piaciuto presentare il brano Pop-Hoolista al Festival di Sanremo, ci sarei andato con un grande nome, magari con De Gregori: il rap è sdoganato solo in parte e me ne sono accorto partecipando a X Factor ».

Già X Factor.

Fedez lo spiega così, senza giri di parole: «In giuria ho sostituito Elio e tanti si aspettavano che ruttassi in diretta. Invece sta andando bene e in pochi mesi è come se fossi maturato di dieci anni».

Dopotutto, piaccia o no, è abituato a superarsi in fretta. E, nonostante in L'hai voluto tu canti il vincente e allusivo «Essere è non essere compreso», lui comincia già a essere compreso pur essendo sempre imprevedibile. Non facile.

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