Jennifer Lawrence: "Non sono un'eroina. Sto bene solo se recito"

La star di Hunger Games (ora al terzo capitolo) si confessa: "Mi riconosco nei personaggi disperati. Non voglio essere un modello per le ragazzine"

Jennifer Lawrence a una presentazione del terzo capitolo della saga "Hunger games"
Jennifer Lawrence a una presentazione del terzo capitolo della saga "Hunger games"

Los Angeles - «Che dovrei fare? Smettere di diventare famosa, o di recitare? Non potrei mai non recitare, perché sono nata per questo, per essere attrice. Lo giuro su Dio, è il mio destino!».

Jennifer Lawrence, che ha compiuto 24 anni il 15 agosto scorso - soltanto 24 anni, ma sembra diva già da una vita, si sfoga così parlando delle sue foto nude che lei aveva inviato al suo allora fidanzato - la loro era una relazione altalenante -, l'attore inglese Nicholas Hoult (interprete di Hank/Bestia nei nuovi X-Men) hackerizzate, rubate e dirottate sui social. Un imbarazzo terribile per lei che aveva sempre detto che non avrebbe mai fatto vedere le tette (ricordate la canzonicina-presa in giro di Seth McFarlane agli Oscar del 2013? «Vi abbiamo visto le tette!»? La Lawrence era una delle poche che si salvava). Fatto sta che Jennifer è perseguitata dai paparazzi: a lei non va giù, ma allo stesso tempo prende la cosa con filosofia. «Non ci posso fare niente. Cerco di essere carina con tutti. La cosa delle foto nuda è colpa mia... Ma non vedevo il mio fidanzato da tempo e pensavo che fosse meglio guardasse me, piuttosto che andare su YouPorn!». Ride nonostante tutto.

Insomma, la talentuosa attrice premio Oscar per Il lato positivo , poi in American Hustle , Un gelido inverno e di recente nel dramma al tempo della Grande Depressione Una folle passione , sembra aver ben altro a cui pensare piuttosto che al lancio dell'attesissimo Hunger Games - Il canto della rivolta, Parte I (in Italia dal 20 novembre), conclusione della fortunatissima trilogia futurista tratta dai best-seller planetari di Suzanne Collins. Ma si riprende subito: la sua eroina Katniss Everdeen è ormai parte della mitologia della cultura pop contemporanea e l'attrice del Kentucky dai magnetici occhi azzurri non può esimersi dal parlarne. Anche se l'occasione del nostro incontro, due mesi or sono, era per Una folle passione di Susan Bier.

L'abbiamo incontrata a Los Angeles, dove si trasferì da quando, ragazzina, convinse la famiglia che Hollywood era la sua meta. Si è appena comprata una villa sulle colline di Beverly Hills, una cosetta da otto milioni di dollari che era appartenuta a Jessica Simpson. Jennifer sta facendo strada, ma rimane la giovane diva spontanea, sorridente e in apparenza poco pretenziosa che piace, per questo, anche alle ragazze.

Jennifer, che cosa rappresenta Katniss Everdeen per lei?

«È il contrario di me. Rappresenta un movimento e la coscienza per una generazione più giovane. È dotata di forza, compassione e del coraggio di fare ciò che è giusto fare anche se non è facile farlo».

Perché dice «il contrario di me»?

«Perché io sono un'artista, capisco i personaggi per istinto, sono cosciente dei miei mezzi, delle mie capacità naturali, ma non saprei che cavolo fare se non nel bozzolo sicuro della finzione».

Ci dice qualcosa di Il canto della rivolta?

«Katniss vive in clandestinità nel Distretto 13 con sua madre, la sorella e l'amico d'infanzia Gale \, e si barcamena nella responsabilità di guidare una ribellione contro il Presidente Snow \. Stringe un'alleanza militare con la stratega Alma Coin \ in cambio della promessa di liberare Peeta \ e altri combattenti ostaggio della Capitale. Katniss, così giovane, ne ha già viste di tutti i colori. Ed è sull'orlo dell'esaurimento nervoso. Ma, conoscendola, immaginiamo sarà capace di controllarsi».

Nel film appare anche Philip Seymour Hoffman, nel ruolo di Plutarch Heavensbee. Che ricordo ha di lui?

«Non potevo credere di recitare accanto a lui! È stato soltanto tre settimane sul nostro set, si sentiva un po' un intruso nella nostra famiglia ormai già unita e caciarona. Ricordo che era molto quieto, e forse per bilanciare io non facevo altro che dire cavolate, tra un ciak e l'altro. Non lo so, mi sento sempre in dovere di rasserenare l'ambiente e rilassare l'atmosfera quando sento un briciolo di tensione. A volte passo per scema, ma non mi importa. Ricordo che Philip rideva con me, era molto serio, ma quando la cinepresa girava, accidenti che bravo, e che intensità! È morto poco dopo le riprese. Spero che il film gli renda merito».

In Una folle passione interpreta una donna potente, ricca e omicida. Non temeva di scioccare i suoi fan con questo ruolo così atipico per lei?

«Serena Pemberton, accidenti se mi è piaciuto recitarla! In genere non mi sento attratta da personaggi incapaci di redenzione, ma lei l'ho trovata interessante. Forse perché commette gesti disperati per... disperazione. Io sento sempre compassione per la disperazione. Mi ci sono identificata molto più che con Katniss Everdeen».

Ma lei sa di essere un modello, una role model per tantissime ragazzine proprio per via di Katniss?

«Spero si identifichino con lei più per il coraggio che per la forma fisica. Ogni volta che torno a vestire i panni di Katniss devo allenarmi duro, e ogni volta ci sono lunghe discussioni sulle diete da seguire. Non è facile evitare i diktat sulla magrezza imposti alle attrici.

È una battaglia che devo sempre affrontare con i produttori. Ma io mando tutti a quel paese. Chi se ne frega! Preferisco essere considerata un'attrice rotondetta piuttosto che avere sulla coscienza ragazzine che si affamano per avvicinarsi a un modello di bellezza poco sano».

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