Cultura e Spettacoli

Nuovo colpo milionario per gli antieroi della "Casa di carta"

Da domani su Netflix la terza serie della fiction spagnola ormai di culto. E si lavora alla quarta...

Nuovo colpo milionario per gli antieroi della "Casa di carta"

Sarà anche di carta, ma le sue fondamenta sono solide come la roccia. Tanto è vero che al suo via su Netflix da domani, per la gioia del pubblico di oltre centonovanta paesi la terza parte di La casa di carta ha già un seguito in agenda. Uno dei protagonisti, Luka Peros, lo dice quasi col tono di Marsiglia, il suo personaggio, in evoluzione e pieno di mistero, all'interno della serie (gli anti-eroi protagonisti hanno tutti, come nome di battaglia, un nome di città): «Si sa che ci sarà un quarto capitolo, ma non ci strapperete una parola a proposito». Storia da duri, azione da duri, missioni (leggasi: rapine) impossibili ma anche tanta umanità: è questo il segreto di un successo clamoroso (è la serie targata Netflix di lingua non inglese più vista), imprevisto e, al momento, senza un traguardo finale.

I principali volti del cast erano presenti ieri al milanese cinema Anteo, per una delle tappe di un tour promozionale mondiale che consegna agli addetti ai lavori le immagini dei primi due episodi della serie e le parole che ne conseguono. Dall'avvio della storia è chiaro che l'azione gonfia di thrilling resta una degli ingredienti principali, così come il profilo multidimensionale dei personaggi e il forte legame tra loro. E siccome, quando si parla di serie tv di culto, fare spoiler equivale più o meno a dare fuoco a un brefotrofio, della nuova storia basti dire che il nuovo colpo sarà nientemeno che alla Banca Centrale di Spagna, a Madrid, e che il suo scopo non è solo la vil pecunia (finora la banda è riuscita a farsi stampare alla Zecca due miliardi di euro in banconote da cinquanta) bensì anche la liberazione di un compagno, Rio (Miguel Herràn), catturato nel primo episodio in un luogo dove stava godendosi la compagnia e il bikini da spiaggia di Tokyo, che è poi la splendida attrice Ursula Corberò, voce narrante e icona femminista di una serie dove le donne contano non poco. É lei stessa, Tokyo, a spiegarlo: «In questo nuovo capitolo la banda agisce non solo per denaro ma per questioni di sopravvivenza. Quanto a un supposto femminismo nella serie, non considero La casa di carta dichiaratamente tale, ma certo il peso dei ruoli femminili mi colpì sin dalla lettura dei primi copioni quattro anni fa. In fondo, però, tutto ciò rispecchia la realtà attuale: noi donne non accompagniamo i ruoli maschili, abbiamo un nostro potere, sappiamo ciò che vogliamo. Nella fiction in genere, però, questo non si vede spesso».

Il tema è affrontato anche in una particolare scena del secondo episodio, un angolo di commedia che alleggerisce con classe una trama di grande tensione: Denver (Jaime Lorente, tra i volti più amati della serie) vorrebbe tenere l'amata Stoccolma (Esther Acebo) fuori dalla nuova missione, ma riceverà una definitiva lezione. Contemporanea la serie lo è per altri motivi, che spiegano il suo culto pagano: i banditi agiscono contro lo strapotere finanziario delle banche, fanno i Robin Hood «in un mondo come quello attuale dove spiega ancora Luka Peros l'1% di popolazione è ricchissima e la maggioranza arranca. Questo crea empatia tra il pubblico e i ladri. Più volte viene evocata la parola Resistenza, in passato i protagonisti hanno cantato Bella Ciao: non tanto una dichiarazione di antifascismo quanto di ribellione al potere».

Non a caso, le maschere raffiguranti il pittore spagnolo Salvador Dalì, indossate dai rapinatori, sono diventate un simbolo di lotta di alcuni antagonisti e sono apparse anche sugli spalti degli stadi. Ma è cambiato qualcosa tra i protagonisti della serie, ora che i loro volti sono riconoscibili in tutto il mondo a un pubblico affezionato? «É cambiato molto all'esterno. Il budget Netflix è importante, l'asticella si è alzata. Ma tra noi, no. Restiamo una famiglia, c'è molta unione tra noi». Fino alla prossima rapina, perlomeno.

Settimo non rubare, dicono i Comandamenti: fino alla sesta si può arrivare.

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