Cultura e Spettacoli

"Ora facciamo i conti. Emigratis picchia duro e sembra una serie tv"

Il duo parla della nuova edizione dello show: "Il politically correct? Invenzione di pochissimi"

"Ora facciamo i conti. Emigratis picchia duro e sembra una serie tv"

Di certo non si aggrappano a giri di parole. «La campagna elettorale? Sembra una sfida tra influencer». «Gigino Di Maio? Ha fatto Dirty dancing da Nennella a Napoli, capite?». Per essere ancora più scorretti nella nuova stagione di Emigratis (dal 28 settembre in prima serata su Canale 5), Pio e Amedeo si sono inventati due personaggi, Bufalone e Messicano, «così possiamo pestare ancora più duro, tanto non siamo noi». Il messicano è Amedeo Grieco «perché c'ha i baffi». «Invece Bufalone chi poteva essere? È Pio, ovvio». Attraverso il tema dell'ecosostenibilità, passano da Dubai, Las Vegas, Londra, il Brasile, Miami e Parigi coinvolgendo una valanga di vip, da Elisabetta Canalis a Donnarumma, da Gianluca Vacchi a Matteo Berrettini e Antonio Conte fino a Mike Tyson «con il quale abbiamo trascorso un vero giorno da leoni». Questi due foggiani neanche quarantenni sono una macchina da guerra. Parlano all'unisono, uno conferma l'altro, pure nelle risposte sono così sincronizzati che è inutile distinguerli.

Scusate Pio e Amedeo, perché il sottotitolo di «Emigratis» è «La resa dei conti»?

«Perché facciamo definitivamente i conti».

Perla prima volta vi calate in due personaggi diversi.

«Ma no, siamo sempre noi. Ma almeno non ci dicono sempre che siamo grezzi».

Stanchi del vostro ruolo?

«Per carità, no. Anzi vogliamo sparigliare le carte».

Ossia?

«Per capirci, la soluzione più semplice per noi sarebbe stata ritornare con Felicissima sera e proseguire senza troppi rischi».

E invece.

«Vogliamo diversificare come fa Ricky Gervais. E abbiamo trasformato Emigratis in una sorta di serie tv in quattro puntate».

Avete aumentato anche le «vittime». Ci sono persino Brooke di Beautiful e Ronaldinho, Felice Massa e Mahmood.

«Oh Mahmood! Al suo concerto siamo entrati noi ma il sindaco di Roma no. Divertente!».

E Donnarumma?

«Dice che prenderlo in giro è come sparare sulla Croce Rossa? Ma no, solo se si parla di calcio. In realtà noi facciamo altro. Anzi, probabilmente tra i calciatori si è sparsa la voce di quello che chiediamo e quindi arrivano da noi già con i soldi. Non a caso Donnarumma aveva prelevato 3mila euro apposta per noi».

Voi andate oltre il «politically correct». Con tutte le conseguenze del caso.

«Ormai ogni giorno un influencer si sveglia e si inventa un nuovo limite che non si può superare».

Sembra una preoccupazione collettiva.

«In realtà il politically correct deve essere una invenzione di pochissimi. Tutti gli altri la subiscono. Se parli con le persone di tutti i giorni, 95 su 100, anzi 98 su 100 credono che la loro libertà di espressione sia violata dal politicamente corretto. Quindi l'unica soluzione per noi è fregarsene».

E le conseguenze?

«Beh quelle bisogna metterle in conto».

La resa dei conti.

«Noi facciamo cat calling, body shaming eccetera eccetera. Per fortuna ci sono i commenti fuori campo di Francesco Pannofino, che è la coscienza di Emigratis e libertà di critica. Però il bello è che i testi glieli scriviamo noi. Ed è strepitoso scriversi da soli gli insulti». (ridono - ndr)

Laura Pausini ne ha presi parecchi per aver deciso di non cantare Bella ciao.

«Se non canta Bella ciao è criticata da una parte. Ma se l'avesse cantata, sarebbe stata criticata dall'altra. Comunque vada, uno sbaglia».

Anche lo sbarco di Silvio Berlusconi su TikTok ha scatenato gli haters.

«Beh ma lui riesce a parlare con tutti. Nei video di TikTok nella prima parte parla ai minorenni, nella seconda ai maggiorenni, chi lo ferma?».

Bilancio finale?

«Ora ci godiamo questa campagna elettorale tra influencer e poi scriveremo il nuovo film che uscirà a Natale 2023, con Gennaro Nunziante alla regia».

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