Ora sfila la talk-politica fra orecchini, gessati e maniche rimboccate

Paragone rock, Del Debbio grigio perla, Formigli «alla Renzi» Così i conduttori lavorano sul look (e sulla linea da tenere)

Gianluigi Paragone conduce "L'ultima parola" su Raidue
Gianluigi Paragone conduce "L'ultima parola" su Raidue

C'è vita nel pianeta dei talk show. Qualcosa si muove. Per carità, niente di che: timidi segnali di mutamento. In qualche caso di aggiornamento. In altri di semplice riposizionamento. Un mese fa, alla ripresa della stagione televisiva, sembrava che anchorman e conduttori non si fossero accorti di quello che stava succedendo là fuori. Veniva da dar ragione a Grillo: i talk show con i loro cerimonieri parevano una propaggine del Palazzo. Stessi ospiti, stesse liturgie. Parlamentini più o meno educati. Ora la calma piatta inizia a incresparsi. Qualche nuovo esperimento, qualche conduttore che cambia look e si ricicla, qualche aggiustamento in corsa.

La novità più evidente è la metamorfosi di Gianlugi Paragone (venerdì, terza serata di Raidue). Il cambio di look è cambio di linea. La sua Ultima parola è una band che intona canzoni antisistema, da Gli spari sopra di Vasco Rossi a Bandiera bianca di Battiato. L'ultima spiaggia è riposizionarsi come conduttore-rockstar con l'orecchino sul lobo destro. Lontano dagli abiti con pochette nel taschino e dal mood filoleghista. Vicino all'antipolitica di moda. Ma anche lontano dall'agognata vetrina della prima serata.

Più che di antipolitica, a Quinta colonna spira un vento anti-governo Monti (lunedì, prima serata di Retequattro). Qui l'annosa scommessa della ricerca del famigerato «Santoro di destra» è... pareggiata. La media del 7-8 per cento in prima serata per una rete poco abituata al talk show è promettente. Semmai il punto debole sta nella distanza tra l'aplomb professorale di Paolo Del Debbio e le storie ruspanti che popolano i tanti servizi e collegamenti in scaletta sulla malasanità o le tasse. I quali hanno il pregio di limitare le chiacchiere dei troppi ospiti in studio. Purtroppo i gessati sartoriali grigioperla mal s'intonano col populismo.
Immutabile è invece il Ballarò di Giovanni Floris (martedì, prima serata, Raitre). Certo, format che vince non si cambia. Ma si logora. Crozza e Pagnoncelli bucano sempre il video. È lo studio bipolarista, con le due posizioni che si fronteggiano specularmente, a mostrare la corda. E anche un certo vespismo impeccabile di Floris, conduttore che ha sempre fatto tutti i compiti a casa, comincia a fare il suo tempo. In un momento in cui sale la protesta e le piazze ribollono, forse converrebbe stare meno in studio a discutere con politici e giornalisti e fare qualche servizio in più.

Qualche sommovimento si registra invece su La7 che è un po' «il Pd dell'informazione politica». Non quanto a numeri, ovviamente, essendo una rete outsider. E nemmeno quanto a linea politica. Però anche nel canale di TI Media, in un certo senso sono in corso le primarie. Formigli è il Renzi del talk show. Maniche rimboccate della camicia, accento toscano (è fiorentino d'adozione sebbene nativo di Napoli), si sta facendo largo nella selva della telepolitica, arrotondando gli ascolti del suo Piazzapulita prodotto dalla Magnolia dell'ora renzianissimo Giorgio Gori. Un talk show corretto, più di sinistra-centro che antagonista. Rottamare Michele Santoro, leader storico dell'approfondimento politico, non è certo il suo obiettivo dichiarato come lo è per il sindaco di Firenze mandare a casa Bersani. Ma è la strana coabitazione nella prima serata del giovedì a rendere oggettivo il parallelo con le primarie democratiche. Anche perché, destino dei quarantenni, come Renzi, Formigli deve crescere un tantino di carisma e autorevolezza, veri punti di forza di Michelone, peraltro sponsorizzato da Mentana come Bersani lo è da D'Alema.

Lo stesso programma di lavoro attende più o meno la coppia di In Onda, Nicola Porro e Luca Telese. Rispetto all'anno scorso hanno guadagnato un'ora di trasmissione al sabato sera con buoni riscontri di audience. Tra i gemelli diversi di La7 è in atto una sorta di ribaltamento di ruoli. Giacca e cravatta, ora Porro interpreta rigore e precisione.

E richiama il neodirettore di Pubblico, colletto sbottonato, a non cazzeggiare e infrangere le regole.

Piccoli spostamenti, si diceva. Qualche timida novità. Meglio di niente. Ma ancora troppo poco rispetto a tutto quello che sta succedendo là fuori.

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