Cultura e Spettacoli

Una passione proibita raccontata con bravura

di Céline Sciamma con Adèle Haenel, Noémie Merlant, Valeria Golino

Seconda metà del Settecento. La pittrice Marianne (Noémie Merlant) si reca in Normandia, incaricata da una contessa (Valeria Golino) di ritrarre sua figlia Heloïse (Adèle Haenel) in vista del matrimonio che avverrà, tra non molto, con un milanese, mai conosciuto prima. Un «sì» combinato, che ha mandato in crisi silenziosa la promessa sposa, tanto da rifiutarsi di posare, in precedenza, per altri pittori. Disagio dovuto anche alla recente perdita della sorella, suicida (per evitare un altro matrimonio deciso a tavolino), che la rende ancora più sola e vulnerabile. Marianne, allora, per riuscire a compito, si finge una sorta di dama di compagnia, in modo da studiare bene il suo volto e ritrarla, così, la sera, di nascosto. Impegno non facile, che urta anche con la strana tensione che nasce ben presto tra le due. Appare chiaro che, man mano che passano i giorni, le due giovani sentano qualcosa che faticano a esprimere e comprendere. Anche perché siamo in un'epoca in cui le ragazze non avevano scelta: o finivano in convento se prive di una dote, o dovevano accettare nozze non frutto di amore. Una passione inevitabile destinata a fare i conti con la realtà. David Ehrlich, stimato critico di IndieWire, non ha avuto dubbi nell'assegnare a Ritratto della giovane in fiamme la «palma» virtuale di film più bello del 2019. Un giudizio comprensibile, perché quello firmato dalla talentuosa Céline Sciamma è un bellissimo affresco del mondo femminile e delle sue passioni. La storia, infatti, era a forte rischio di sprofondare nella volgarità e nella banalità. Invece, grazie a una sceneggiatura (della stessa Sciamma) capace di ben dosare ingredienti come tensione, amore, destino segnato, la pellicola si mantiene sempre in perfetto equilibrio, fin quasi alla fine. Quasi, appunto, perché se c'è un appunto da fare alla regista è quello di aver voluto concludere con un'ultima scena (non la riveliamo, per nulla togliere al lettore che andrà a vedere il film) che, in un certo senso, fa a pugni con il filo conduttore della vicenda (il mito di Orfeo), pur senza intaccarne l'efficacia.

Strepitose le due protagoniste.

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