"La pazza gioia" fa felice Paolo Virzì e la Bruni Tedeschi

Valeria Bruni Tedeschi si è aggiudicata il David come Migliore attrice protagonista: la sua figura di "sciura" dolcemente folle e benestante, tratteggiata con bravura in La pazza gioia, fino all'ultimo ha conteso la vittoria a Micaela Ramazzotti, nominatissima anche lei per il film diretto dal marito Virzì, ma evidentemente "sacrificata" per non fare ombra al consorte

"La pazza gioia" fa felice Paolo Virzì e la Bruni Tedeschi

Il Pci, inteso come Partito del cinema italiano del quale Roberto Benigni s'è autoproclamato portavoce ieri al Quirinale, osannato neanche fosse il papa, ha partorito la 61esima edizione dei David di Donatello. All'insegna del ricambio generazionale, quest'anno le statuette del prestigioso riconoscimento dell'Accademia del cinema italiano, istituito nel 1956 e presieduto «ad interim» da Giuliano Montaldo, sono andate a giovani promesse. E pure a consolidati professionisti come Valerio Mastandrea, miglior attore non protagonista per Fiore di Claudio Giovannesi, film drammatico sulle problematiche carcerarie amato da critica e pubblico. «Condivido il premio con i miei compagni di nomination», ha detto Mastandrea, emozionato sul palco mentre Jasmine Trinca, presentata dal mattatore della serata, Alessandro Cattelan, mostrava il suo abito di aigrettes e piume. La Miglior attrice non protagonista, la napoletana Antonia Truppo, classe 1977, ha vinto l'ambita statuetta con la toccante interpretazione in Indivisibili di Edoardo de Angelis, portando a casa il secondo David, dopo quello vinto, l'anno scorso, con Lo chiamavano Jeeg Robot, dove impersonava la camorrista Nunzia. E il premio alla Migliore sceneggiatura è andato a Nicola Guaglianone, Barbara Petronio ed Edoardo de Angelis che hanno firmato lo script di Indivisibili: squadra di lavoro giovane, che conferma la tendenza di quest'anno a incentivare i nuovi germogli del cinema italiano. Ma a farla da padrone è stato Paolo Virzì, Miglior regista de La pazza gioia, commedia dove le Thelma e Louise all'italiana scappavano dal mondo bruto e ancora prendono il fugone per la vittoria. «Quasi m'innervosisco per il successo che questo film continua ad avere. Infatti, non riesco a chiudere con questa mia opera, che fa strike in tutto il mondo, dall'America alla Cina e, attualmente, si trova in testa al box office spagnolo», spiega il regista siculo-livornese, che ha finito di girare Contromano con Helen Mirren e Donald Sutherland, mentre miete consensi con il suo delicato ritratto di donne in autostrada, alla ricerca di sé.

A corollario di tanta gloria, Valeria Bruni Tedeschi si è aggiudicata il David come Migliore attrice protagonista: la sua figura di «sciura» dolcemente folle e benestante, tratteggiata con bravura in La pazza gioia, fino all'ultimo ha conteso la vittoria a Micaela Ramazzotti, nominatissima anche lei per il film diretto dal marito Virzì, ma evidentemente «sacrificata» per non fare ombra al consorte. Le due attrici erano giunte ex-aequo al traguardo, ma allo sprint finale la Bruni Tedeschi ha superato ogni aspettativa.

Stefano Accorsi, che per Veloce come il vento, diretto da Matteo Rovere, si è sottoposto a decine di ore di trucco&parrucco, per trasformarsi in un tossico malvissuto, ha portato a casa la statuetta di miglior attore, in un film dove le auto da corsa volavano per davvero. «Sono felice e spero di continuare a volare», ha commentato Accorsi, che per l'occasione indossava lo smoking.

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