Il piatto di spaghetti che convinse Rex Stout a spedire Nero Wolfe in "trasferta" in Italia

Giuliana Berlinguer riuscì a convincere il restio scrittore a farle sceneggiare per la Rai i suoi gialli

Il piatto di spaghetti che convinse Rex Stout a spedire Nero Wolfe in "trasferta" in Italia

Devo essere onesto: la prima volta che ho incontrato Nero Wolfe non è stato in un libro, ma nei ricordi e nei racconti di una persona speciale che me ne parlava con passione e orgoglio. Una donna che aveva incontrato di persona Rex Stout e che era convinta che il suo personaggio in qualche modo l'avesse stregata.

Molti scrittori aspirano in Italia a entrare in finale al Premio Strega, io ho avuto la fortuna di parteciparvi a diciassette anni da spettatore, in una di quelle incredibili serate della finale organizzate dalla Fondazione Bellonci al Ninfeo di Villa Giulia. Era il 1985 e mio padre aveva pubblicato da Camunia il romanzo Una per sei di Giuliana Berlinguer, che aveva avuto la fortuna di essere stato selezionato dai giurati. Mi ricordo ancora le schede verdi di voto che erano state aperte con il suo nome segnato sopra. Mi ricordo il soggiorno all'Hotel Plaza che mio padre usava da ufficio di accoglienza nella sua hall, quasi ne fosse il proprietario. Anni prima aveva fatto amicizia con il portiere e da allora una stanza per lui l'avevano sempre trovata. Figuratevi che in certi periodi si adattò persino a dormire nelle stanze senza bagno dei camerieri, pur di poter scendere ogni mattina nella hall di quel grande albergo ad accogliere scrittori e amici per parlare di letteratura. Fu proprio lì che un pomeriggio venne a prenderci una donna bellissima: Giuliana Berlinguer. Capelli d'argento e un sorriso che ti incantava e una voglia di raccontare storie che ti zittiva. Per tutti gli anni che l'ho frequentata mi ha sempre riempito di consigli, di battute, di storie. Era stata compagna di università di mio padre alla Cattolica e lei e Raffaele erano legatissimi.

Forse per questo, per la familiarità che Giuliana aveva con mio padre, ma anche con mia madre, l'ho sempre considerata una sorta di zia speciale, che spesso ho incontrato in coppia con un'altra zia fantastica: Bianca Pitzorno. Entrambe giunte a Milano, da Mantova e da Sassari, si sarebbero incontrate e rincontrate con mio padre in Rai, in corso Sempione. Se di Bianca ho sempre adorato la passione per le favole, l'ironia e l'inventiva nel disegnare e ritagliare e cucire oggetti, di Giuliana ho sempre ammirato la passione per il cinema, la cucina e i pirati. Mi ricordo ancora i dolci mangiati a casa sua.

Giuliana era un mito: la donna che aveva portato in televisione Nero Wolfe. Una delle prime registe in Italia che era riuscita a produrre per la Rai un prodotto internazionale che nulla aveva da invidiare a quelli americani o inglesi. Ecco, Giuliana, nei giorni che passammo insieme in maniera conviviale a Roma, io a fare il tifo e lei e mio padre speranzosi di vincere lo Strega, mi confessò come era riuscita a convincere Rex Stout a concedere alla Rai i diritti delle sue storie. Lo scrittore americano era molto scontento degli adattamenti cinematografici che erano stati sino ad allora tratti dalle sue opere e per questo avrebbe preferito non concederne altri. Ma Giuliana era una donna cocciuta ed era convinta che gli avrebbe potuto far cambiare idea.

Gli mandò una lettera piena di pathos e citazioni e Stout accettò di incontrarla a casa sua. Giuliana mi parlò dell'ordine che vi aveva trovato, delle decine di libri che aveva visto nella sua biblioteca e del canto degli uccellini in gabbia che vi aveva udito. Quando andò a trovare Stout, per ore lui e la giovane e intraprendente regista italiana parlarono in latino. Giuliana sapeva della passione di Stout per quella lingua e così lo aveva stupito iniziando a parlare con lui in quell'antico idioma. Stout era sorpreso di trovarsi davanti una donna così colta e così preparata e si divertì molto.

Poi, a un certo punto Giuliana tirò fuori dalla sua borsa un pacchetto di spaghetti e un barattolo con del sugo che aveva portato dall'Italia e gli propose di cucinare per lui.

Stout si commosse, era un grande gourmet e dopo aver mangiato lo stuzzicante piatto cucinato per lui da Giuliana accettò di dare il permesso all'adattamento delle sue storie, chiedendo però di poter supervisionare in qualche modo quello che sarebbe stato girato.

L'impresa andò avanti e la Rai portò per la prima volta in televisione Nero Wolfe nel 1969 con la regia di Giuliana.

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