Placido da Re Lear alla casta dei politici

Chi gli darebbe sessantasei anni suonati alzi la mano. Perché Michele Placido scrive e produce, recita, dirige e licenzia cinema e teatro a tutto andare con la stessa irruenza che possedeva il grande Orson Welles.
A lui, naturalmente, l'accostamento «sembra eccessivo» ma dice di «ripassare tra vent'anni. Allora sarò pronto alla sfida col grande Orson, magari come Otello». Intanto domani lo vedremo al Teatro Romano di Verona, nei panni di Re Lear di cui sarà sia interprete sia regista: «Una sfida paurosa? Ma se il vecchio sovrano di Shakespeare è assetato di potere come tutti i tiranni! Abdica sì ma solo per conservare, sotto mentite spoglie, il potere con più di cento cavalieri al seguito».
Il ritorno a teatro però non significa delusione per il cinema: «Neanche per idea. Il 12 settembre esce a Parigi Le guetteur, il mio primo film da regista in terra di Francia, interpretato da due attori straordinari come Mathieu Kossovitz nelle vesti del Cecchino (è questo il titolo italiano) e Daniel Auteuil nel ruolo del commissario che ne fiuta le tracce fino al finale a sorpresa che… non ho intenzione di rivelare. Almeno fino ad ottobre quando uscirà in Italia». A proposito di Italia, Placido è il protagonista di Viva l'Italia, il nuovo film di Massimiliano Bruno, accanto a Gassman, Raoul Bova e Rocco Papaleo: «È la storia di un politico lazzarone, io chi sennò, che in preda a un'inclassificabile frenesia rompe gli indugi sottraendosi all'infame omertà della sua casta, narrando al mondo il dicibile e l'indicibile».
Il futuro invece prevede un progetto che farà discutere: «Mi intriga l'idea di girare in Francia la versione cinematografica dell'Innesto di Pirandello.

Dove la vittima di uno stupro non solo si rifiuta di abortire ma persuade addirittura il marito ad amare il bimbo che verrà alla luce». Tra gli interpreti, potrebbero esserci Sergio Castellitto e Fanny Ardant. Di certo, se l'idea andrà in porto, ne sentiremo parlare a lungo.

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