Rinfrescare vecchi film in disfacimento, presentandoli ai festival internazionali per accaparrarsi nuovi diritti di vendita, è una moda e un business. Anche lo staterello petrolifero del Qatar restaura i film di Fassbinder... E va bene. Ma se due istituzioni italiane come la Cineteca nazionale, in capo allo Stato, e la Cineteca di Bologna, in capo al Comune, restaurano lo stesso film, a distanza di sette anni, e senza confrontarsi, forse qualcosa non va. A Cannes sfila Per un pugno di dollari di Sergio Leone, ri-restaurato dalla Cineteca di Bologna. Con grancassa mondiale: presenta Quentin Tarantino, fan di Leone, e firma il restauro la Film Foundation di Martin Scorsese. Ma il film nel 2007 era stato già restaurato dalla Cineteca nazionale e dalla Ripley's Film, e presentato da Sky alla Mostra di Venezia. Con risalto dei media, che apprezzarono l'operazione filologica da 260mila euro, dei quali 120mila della Cineteca nazionale, controllata dalla Corte dei Conti, che coordina le attività delle cineteche (e il Senato, nel 2007, lodò l'operazione che dava lustro all'Italia).
Il doppio restauro ravvicinato, così, fa pensar male: o il primo ha limiti tecnici (ma al Lido nessuno li notò) o il bis è superfluo. In ambo i casi, manca il coordinamento tra la Cineteca nazionale, espressione del Ministero, e quella di Bologna, fondazione associata al Comune e finanziata dal Mibac. Non è un mistero che quest'ultima cerchi il cono di luce, grazie all'amicizia tra Thierry Frémaux, direttore del festival di Cannes, e Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca bolognese. Ma nello scontro tra doppioni, è pure guerra di tecnologie, col 4K versus il 2K: semplificando, a seconda degli esperti consultati, la risoluzione 2K, usata nel primo restauro del film, nel '64 girato in 35mm Techniscope, sarebbe ancora ottimale, in rapporto all'informazione fotografica dei fotogrammi; oppure la scansione 4K sarebbe più avanzata. In ogni caso il negativo originale di Per un pugno di dollari resta quello, super-digitalizzazioni o meno. Qualunque sia la risoluzione, sempre da quel prototipo si parte. Era necessario bissare, mentre centinaia di altri film marciscono nell'oblio? «Io penso che con la scusa della tecnologia si vuole sfilare a Cannes Classic: un'operazione marketing della Cineteca di Bologna, che usa fondi pubblici. E perché Farinelli non ri-restaura Vulcano di Dieterle? Forse perché non verrebbe Tarantino?», attacca Angelo Draicchio della Ripley's Film. «Il nostro restauro è costato 70mila euro, coperti dalla film Foundation di Scorsese e dalla MGM. Non soldi pubblici, ma americani.
Certo, la Cineteca di Bologna, che ha condotto l'operazione, è una fondazione, partecipata da un Comune, che riesce ad avere fondi internazionali. Poi, il restauro non è per sempre: si fa, finché non si trovano tecnologie migliori», replica Farinelli. Tra sprechi e sospetti - e danarose questioni legali di diritti - la guerra dei restauri è stata dichiarata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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