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Tra pop e gag, la Pausini debutta da mattatrice tv

Lo show (piovoso) stasera su Raiuno: "Vorrei condurre anche in altre occasioni"

Tra pop e gag, la Pausini debutta da mattatrice tv

nostro inviato a Taormina

Alla fine lei fradicia di pioggia manco avrebbe voluto smetter di cantare. Teatro Antico di Taormina, ore 1.27 per chi ama la precisione: Laura Pausini ha appena finito l'ultima canzone quasi quattro ore dopo aver iniziato la prima, il palco è vuoto e le luci filtrano un reticolo di gocce impertinenti e fitte fitte. «Quando inizio uno spettacolo e qualcuno è venuto per ascoltarmi, io quello spettacolo lo finisco». E canta a cappella, l'orchestra non c'è più da un pezzo e pure la band (con il compagno Paolo Carta che aveva battezzato lo show suonando con la chitarra elettrica un bel fraseggio de La solitudine) aveva dovuto scollegare gli strumenti dagli amplificatori. La musica era pop, ma la Pausini aveva uno spirito che più rock non si può e alle due di notte, con un accappatoio sulle spalle, aveva ancora una grinta che neppure Sara Errani al Foro Italico. «Festeggio vent'anni di dischi e mi accorgo che li ho vissuti tutti senza montarmi la testa». Dopotutto il torrenziale recital ha un titolo che la dice tutta: «Stasera Laura - Ho creduto in un sogno» e lei, tanto che lo presenta sul palco, ci aggiunge la morale finale: «E ho fatto bene». Boato.

Il suo primo one woman show in tv (in onda stasera con bella sinergia contemporaneamente su Raiuno, Rai Italia e Rairadiodue) è stata una maratona di passione proprio come i venti anni che celebra, anzi come questi ultimi trentadue visto che lei a otto annunciò al padre di voler diventare «cantante di pianobar». Ora ne ha quaranta appena compiuti ed è una popstar globale proprio perché, dovunque da quella prima volta all'estero nel 1994, ha sempre mandato a casa il pubblico soddisfatto. L'altra sera poi. Una sfilata di ospiti aperta da Pippo Baudo, commosso e teatrale, che scelse La solitudine a Sanremo e ora le dà la «benedizione laica» come presentatrice tv. In un colpo d'occhio, in quel momento al Teatro Antico ci sono le amiche di scuola che poi lei chiamerà in scena, tanti artisti, il compagno sul palco, un pubblico multigenerazionale in platea: il mondo di Laura. «Intanto vediamo come va questo mio esordio, però certo spero che non sia la mia unica volta in tv e dopo il giugno del prossimo anno mi piacerebbe riprovarci. Sono tanti anni che mi chiedono un varietà e io vorrei fare sketch e anche ballare, magari non come la Cuccarini ma almeno fare i passi più semplici», ha spiegato. Quanto agli sketch, è partita bene: il siparietto con Paola Cortellesi su manie e vanità delle neomamme è fluido, credibile, ben equilibrato tra canzoni e parole (e si chiude con Se non te). Ma anche l'arrivo dell'autore della «canzone più bella dedicata a un figlio», ossia Claudio Baglioni, è una calamita di applausi: merito di Avrai, senza dubbio cantata insieme con energia complice, ma anche del fatto che lui, con gli altri ospiti Biagio Antonacci e Raf (oltre all'assente Ramazzotti), era l'idolo dell'adolescenza e ora l'amico della maturità.

Un po', a parti inverse, come con Marco Mengoni, elegantissimo e disinvolto nel duetto di Primavera in anticipo: «Sapete che non ha neanche voluto conoscere le domande che gli avrei fatto? Preferisce rispondere a braccio, come me».

E come amiche da un bel po' ha suonato con Emma (chitarra), Paola Turci, Syria, La Pina, Noemi, Malika Ayane, L'Aura e Fiorella Mannoia in una versione di Con la musica alla radio che meriterebbe di finire in un disco tanto l'hanno suonata e cantata mescolando le carte in gioco senza spegnere neanche un po' l'insostituibile luce che è la voglia di fare musica. Applausi lunghissimi (e ovviamente zuppi di pioggia).

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