Roma - «Le opinioni non si contagiano, le idee sì». Nicola Porro presenta così Virus (sottotitolo: «Il contagio delle idee», per l'appunto), la trasmissione che da domani segna il ritorno della grande informazione su Raidue in prima serata e per la quale il giornalista e conduttore (è anche principale autore) conia la definizione di «docu-talk». Al tradizionale formato del talk-show, infatti, Porro inoculerà il batterio di almeno altri due generi televisivi: l'inchiesta e l'intervista. «Detto che ognuno è convinto alla vigilia di un programma come il mio di fare qualcosa di completamente diverso - spiega Porro in conferenza stampa - noi davvero non stiamo copiando nessuno, il formato di Virus ce lo stiamo inventando. Vorrà dire che se non faremo ascolti torneremo al talk-show tradizionale». Ecco, gli ascolti: il direttore di rete Angelo Teodoli tiene l'asticella bassa: «Diciamo che puntiamo alla media di rete, il 7,50 per cento».
In realtà Virus rappresenta una doppia sfida. Da un lato il ritorno di Raidue alla produzione di informazione di qualità («vogliamo ridare alla rete un ruolo più completo per quanto riguarda l'informazione, che sulla rete manca da alcuni anni», dice Teodoli), peraltro in un contenitore interamente homemade. «È veramente un programma Rai che si avvale di tutte le professionalità interne», sottolinea il capostruttura Stefano Rizzelli. Seconda sfida, il calendario. Virus partirà con sei puntate dal 3 luglio al 7 agosto, nel periodo in cui la tv importante va in vacanza. «Ma la politica non chiude, anzi sarà un'estate molto calda. C'è da vedere se il governo Letta tiene, non capisco perché l'informazione politica debba andare in ferie», opina Porro. E proprio la tenuta dell'esecutivo sarà il tema della prima puntata di domani, con ospiti in studio due dei principali garanti di Letta, il segretario del Pd Guglielmo Epifani e l'ex premier Mario Monti, che proprio ieri via twitter ha sferzato l'esecutivo. Con loro altri due ospiti («ce ne saranno quattro o sei a ogni puntata») che saranno schierati nella scenografia a forma di «V» che oltre a evocare il titolo del programma vuole dare il senso di due linee che si incontrano.
«Nei talk show di solito c'è la contrapposizione, noi non vogliamo in studio due ultrà che non comunicano, a chi interessano le opinioni degli ultrà? Noi pensiamo che tutti possano avere un pezzo di verità», spiega Porro.
A concludere la prima puntata, un collegamento da Berlino condotto da Federica Cellini, che porterà in studio gli umori su uno dei più importanti problemi del momento, quello dell'occupazione giovanile; un servizio da Riccione su come la crisi sta ridisegnando l'industria turistica a cura di Andrea Ruggeri; un'inchiesta sul Movimento 5 Stelle («All'inizio non ero convinto di proporre in prima serata servizi di venti minuti, ma ora ci credo», confessa Porro); e infine un'intervista a Marco Tronchetti Provera.
Qualcuno gli chiede se si senta l'anti-Santoro di destra, ma Porro scarta la parte. «Detto che io ho un ottimo rapporto con Michele, lui è un'altra cosa, lui farebbe un grande show anche con quattro figuranti. È talmente una cosa a sé che è impossibile un paragone con lui. Semmai se fossimo andati in onda lo stesso giorno mi sarei posto il problema». Qualcun altro gli propone allora di fare l'anti-Floris, tanto che a Rizzelli scappa la battuta: «Visto il nome della trasmissione, al massimo Porro può fare l'anti-biotico». Infine Porro racconta del burrascoso divorzio da La7 e dal suo nuovo editore Urbano Cairo.
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