Potere al telecomandoDa Paragone troppo rock e poco arrosto

Noi l'avevamo detto già un anno fa, sottolinea Gianluigi Paragone, quando avevamo messo i grillini al centro di una nostra trasmissione portandoli in studio per ascoltare le loro istanze. Il conduttore ex leghista ha l'orecchino, un giubbotto di pelle con tante cerniere e a L'Ultima Parola, eccezionalmente in prima serata, cavalca l'onda dell'antipolitica (Raidue, venerdì, ore 21,05, share del 7,59 per cento, inferiore a quello di Crozza e Lerner in contemporanea su La7). Ecco i trombati, ecco le piazze ribollenti che gridano i loro slogan perfetti per la parte in commedia. L'imprenditore incavolato del padovano: lo Stato è nemico. I minatori del Sulcis: qui i politici sono scappati e durante la campagna elettorale si è visto solo Grillo. In studio, tra il pubblico, ci sono altri capi-azienda sul piede della protesta. Si evoca continuamente Grillo, grande assente. Gli ospiti del talk show - Tremonti, Fassina, Giorgio Airaudo, Nicola Porro e Andrea Scanzi che, da quando Grillo ha vinto le elezioni, è ubiquo su tutte le reti - anziché comodamente seduti stanno in piedi davanti a un microfono vintage. Sarà questo il nuovo che avanza anche in tv? Il servizio più approfondito scandaglia l'esasperato mondo dei piccoli imprenditori del Nord-Est passati in forze dalla Lega a Cinque Stelle. La puntata s'intitola «Comanda Grillo» ma, fedeli al diktat del leader, rappresentanti del suo movimento non ce ne sono. Si procede a tentoni, tra un litigio e l'altro, senza un copione preciso. L'unica cosa chiara è che le due piazze, gli imprenditori veneti e i minatori sardi, tifano per l'ex comico e trovano ulteriori conferme alla loro scelta nella fumosità dei politici in studio. La carne al fuoco è troppa.

E lo stallo in cui si trova la politica è materia troppo complessa per individuare risposte plausibili nel talk show condotto da Paragone. Si finisce con il solito toto-premier. E il grande assente gode.
Twitter @MCaverzan


di Maurizio Caverzan

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