Coronavirus

Quando il delatore Gassmann reclamava i vaccini per gli attori

Gassmann si compiace nel segnalare i vicini festaioli, ma il web lo massacra e lui blocca tutti. Però ringrazia per i bei messaggi

Quando il delatore Gassmann reclamava i vaccini per gli attori

Avere un vicino di casa come Alessandro Gassmann non deve essere affatto facile. Soprattutto di questi tempi. Perché lo spione che al primo rumore molesto inizia a citofonarti o a bussare alla porta o addirittura ti mette alla gogna mediatica è una bella croce da portarsi dietro. Lo diciamo fin da subito a scanso di equivoci: le regole ci sono e vanno osservate. Chiunque faccia feste, festini, cene e pranzetti è un vigliacco che non ha rispetto di chi da un anno a questa parte è segregato in casa. Detto questo, ci viene anche da aggiungere che i delatori sono una brutta "razza". Le spie invocate da Roberto Speranza lo scorso ottobre mentre era ospite da Fabio Fazio - poi ritrattate - non sono mai piaciute ai cittadini italiani. Per chi non lo ricordasse: il ministro della Salute se ne era uscito con una frase discutibile che aveva sollevato un vespaio. "Quando c'è una norma, questa va rispettata e gli italiani hanno dimostrato di non aver bisogno di un carabiniere o di un poliziotto a controllarli personalmente. Ma è chiaro che aumenteremo i controlli, ci saranno le segnalazioni. Io mi fido molto anche dei genitori e nel momento in cui si dà un'indicazione formale io sono sicuro che la maggior parte delle persone la seguirà".

Ecco il punto: le segnalazioni. L'affidarsi alle sentinelle - lo ricorderete - non aveva conquistato il cuore italiano da sempre amante della libertà. Tanto che se il vicino di casa ti scrutava con sospetto scattava la classica domanda: "Cosa c'è da guardare?". Se invece la vittima era una persona più pacata, non ti interrogava, ma il suo cervello elaborava dati per arrivare alla conclusione che "quella è una spia assoldata da Speranza". Ma questo è il passato, che poco ci piace. Andiamo al presente, dove la Stasi pare essere tornata di moda. Purtroppo.

Alessandro Gassmann, alias "lo spione"

Due giorni fa, Gassmann cinguettava: "... sai quelle cose di condominio quando senti in casa del tuo vicino, inequivocabilmente il frastuono di un party con decine di ragazzini?... hai due possibilità: chiamare la polizia e rovinarti i rapporti con il vicino, ignorare e sopportare, scendere e suonare...". Tralasciando la discutibilissima grammatica del testo, punteggiatura e pure le basi della matematica (le possibilità sono tre), scopriamo un attore-sentinella che sui social si vanta di aver segnalato alle autorità competenti il "mega rave party". "Fatto il mio dovere. Fiero", rincara in un commento, ma poco dopo lo fa sparire e lo rimpiazza con un "nulla". Beh, nel caos poco si capisce. La denuncia è arrivata? La polizia? Cosa diamine è successo domenica sera nell'appartamento accanto a quello del nostro Alessandro? Cinque elementi sono certi: Gassmann non si tiene un cecio in bocca, vantanodsi in rete per il suo gesto ha fatto incazzare (quasi) tutti, gli utenti lo hanno insultato, lui ha bloccato i famigerati hater e ha reso il profilo di Twitter privato.

Gli insulti e le minacce sono inammissibili, ci mancherebbe. Anche se non ci piace il vicino-spione ce ne dobbiamo fare una ragione. Di sicuro non possiamo rispondergli che lo aspettiamo sotto casa con una spranga di ferro. Serve un po' di pace in un mondo già devastato dalla guerra del Covid. Certo, ci piacerebbe essere più liberi. Magari poter vedere qualche amico, senza che qualcuno vada a misurare i decibel del nostro tono di voce o a contare quante sagome abbiamo in casa. Ma ci sono delle regole: rispettiamole. C'è anche un altro concetto da snocciolare. Gassmann non ha commesso il peccato originale denunciando i trasgressori. Quello che ha fatto girare le palle è stato il modo con cui ha informato il mondo del suo gesto "eroico". Pensavamo che il caso Scanzi - classico esempio del chi si loda si sbroda - avesse insegnato qualcosa. E invece... pure lui ha peccato di troppa superbia. Che bisogno c'era di denunciare il fatto sui social? Se il suo intento era soltanto quello di fermare il "festone", sarebbe bastato chiamare la polizia, tornare a dormire e il giorno dopo fare finta di nulla. No?

Le scuse contorte di Gassmann

Ovviamente, dopo più di 24 ore di "mazzate" l'attore ha rotto il silenzio con l'AdnKronos: "Mi dispiace per le polemiche e anche per gli insulti e le minacce che ho ricevuto. Quasi un anno e mezzo di pandemia ha esacerbato gli animi portando ad una rabbia diffusa. Mi dispiace soprattutto per mia moglie, che è spaventata e ringrazio chi invece mi sta mandando bellissimi messaggi". Anche queste poche frasi potrebbero essere contestate liberamente. Di chi è la rabbia diffusa? Sua o di chi lo ha insultato? Dei vicini chiassosi? Ringrazia per i messaggi, benissimo. Peccato che la maggior parte degli utenti siano stati censurati perché non la pensano come lui. Quindi sarà stato ringraziato da altre spie.

Piccola postilla. A marzo, Gassmann reclamava i vaccini per gli attori. "Quando saranno vaccinate le categorie più a rischio: medici, personale medico tutto, anziani, forze dell’ordine, forse qualcuno dovrebbe pensare anche agli attori? Unica categoria che deve lavorare senza mascherina?", scriveva sempre sul suo fidato Twitter. Anche qui è scoppiato il bordello, ma la nostra celebrity non ha mollato l'osso.

Forse voleva il vaccino per imbucarsi alle feste prima degli altri? Pare che non ce l'abbia fatta e sia finito a fare il guardone ai party degli altri.

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