Quando "Jimmy" Hendrix era tutto da scoprire

Presto usciranno i nastri degli anni '60 con Curtis Knight Intanto ecco le ristampe di Cry of Love e Rainbow Bridge

Quando "Jimmy" Hendrix era tutto da scoprire

Ci fu un tempo in cui Jimi Hendrix si chiamava Jimmy Hendrix e andava a lezione da un altro celebre mancino, il bluesman Albert King, per imparare i segreti della chitarra. In quei giorni il suo stile era lontano da quello iconoclasta che lo ha reso celebre, più che altro accompagnava diligentemente star della black music come Little Richard, Solomon Burke, Wilson Pickett, gli Isley Brothers (con cui incise brani come Wild as a Tiger) o addirittura andava in tour con stelle del wrestling come Gorgeous George.

Quando non era bloccato dall'ego ipertrofico di alcune superstar (vedi Little Richard che non gli permetteva alcuna licenza), Jimi - che andava ad ascoltare bluesmen come Muddy Waters e Little Milton - sperimentava, suonava la chitarra con i denti o dietro la schiena (cose che facevano vecchi bluesmen come T.Bone Walker e che lui rese leggendarie) e colpì persino personaggi come il mitico Les Paul, che dopo averlo visto di sfuggita una notte in un club scalcinato di Hackensack, New Jersey, passò giorni e giorni a cercare quel chitarrista «magro, dai vestiti strani e dai capelli stranamente lunghi per essere un nero». Jimi nel 1965 fu notato anche da Curtis Knight, che cercava un chitarrista per la sua band di rhythm'n'blues e che lo assunse al volo perché «faceva cose con la chitarra che non avrei mai immaginato». Hendrix entrò quindi stabilmente in Curtis Knight & The Squires e incise i brani scritti da Knight più le cover di successi dei Beatles, dei Rolling Stones, di Bo Diddley e di tanti altri. Brani avvolti nel mistero e nella leggenda, brani pubblicati affrettatamente in confezioni ingannevoli e che hanno portato ad una quarantennale controversia tra la Ed Chalpin PPX Enterprises (che aveva messo sotto contratto Hendrix per un dollaro a disco più un dollaro di royalties) e la famiglia del chitarrista che oggi ha acquisito i diritti pieni e completi su ottantotto brani di Jimi insieme a Curtis Knight mettendo fine ad una lunga causa civile. I brani includono una performance dal vivo a Hackensack del 1965 e tutti i pezzi che Jimi incise prima di andare a Londra, formare i Blue Flames ed essere lanciato dal bassista degli Animals Chas Chandler. Ora queste registrazioni, nelle mani di Eddie Kramer (il fedele tecnico del suono di Hendrix) saranno remasterizzate, ripulite e portate alla luce in tre o quattro dischi nei prossimi tre anni.

Intanto, i fan di Jimi Hendrix, da martedì potranno gustare la ristampa dei suoi due album postumi rimasterizzati The Cry of Love (ripubblicato l'ultima volta in cd nel 1992) e The Rainbow Bridge, mai uscito finora in cd. Originariamente i due dischi avrebbero dovuto essere uno solo e intitolarsi The First Days of the New Rising Sun, album poi pubblicato nel 1997 che contiene un riassunto dei due dischi. The Cry of Love , uscito a un anno dalla morte del chitarrista ebbe un ottimo successo commerciale arrivando al numero tre della classifica americana e al numero due di quella inglese, e contiene classici come Angel, Ezy Rider, Freedom e Belly Button Window , l'ultimo brano cantato in studio da Jimi prima di morire (lo eseguì agli Electric Lady Studios il 22 agosto 1970 e se ne andò il 18 settembre). Oltre ai fidi Billy Cox e Mitch Mitchell (che ne è anche coproduttore con Eddie Kramer) della Experience, ci sono artisti come Buddy Miles, Stevie Winwood e Stephen Stills al pianoforte.

Parte dei brani che hanno creato Rainbow Bridge nascono dalle stesse ses sioni di Cry of Love . La produzione è sempre di Eddie Kramer e Mitch Mitchell ed è erroneamente considerato un album dal vivo, mentre dal vivo c'è solo Hear My Train a Comin ripresa al Berkeley Community Center il 30 maggio 1970. La confusione deriva dal fatto che l'omonimo film - che nulla c'entra col disco - presenta stralci di un concerto dal vivo a Maui.

Nell'album, oltre a Dolly Dagger , l'inno americano Star Spangled Banner e Room Full of Mirrors (di cui esistono almeno diciotto versioni registrate dal vivo) si intuiscono le nuove direzioni su cui Jimi avrebbe voluto viaggiare, la tanto fantasticata collaborazione con il Miles Davis più funky e la sua pazza idea di mischiare Bach, Händel (i due a Londra abitarono nella stessa casa) Muddy Waters e il flamenco.

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