Cultura e Spettacoli

Quei corpi appesantiti esibiti con leggerezza nella "prova costume"

Con lo smartworking (quasi) tutti siamo ingrassati. Ma (quasi) tutti ce ne freghiamo

Quei corpi appesantiti esibiti con leggerezza nella "prova costume"

I corpi umani vanno saputi leggere, e in questa estate 2021 c'è molto da leggere. È come se la piaga del Covid ci avesse obbligato a riprendere in considerazione, riguardo al corpo, alcuni principi ritenuti, fino a due o forse anche un anno fa, intoccabili.

Questa rilettura del nostro aspetto fisico non è stata effettuata sempre in modo del tutto consapevole. Però c'è stata, e val la pena spenderci qualche riga.

Ai primi caldi, a Milano, ce ne siamo accorti tutti subito. Gli abiti come tutti gli anni si accorciano, si alleggeriscono, le forme si disvelano. Più silenziosi durante la stagione fredda, più nascosti, più enigmatici, i corpi tornano a parlare, a raccontare. Parlano le gonne, parlano le camicie, parlano le scarpe, parlano i bottoni.

E cosa ci dicono? Ci dicono che finalmente fa caldo, finalmente ci si può scoprire. Succede tutti gli anni, certo, ma in questo 2021 c'è una novità, ed è questa, che questa estate c'è ma poteva non esserci, poteva darsi il caso che dovessimo restarcene tutti chiusi in casa per una recrudescenza della pandemia, in altre parole: non era scontato che si potesse ancora andare in giro, in città o nei luoghi di vacanza, a passeggio, o a fare shopping, o diretti verso qualche spiaggia.

Le differenze sono enormi, una in particolare. Non ho mai visto in giro tante persone sovrappeso, grassottelle e al tempo stesso contente di trovarsi finalmente al sole, al caldo. Durante le nostre quarantene siamo ingrassati, l'indice Bmi medio è cresciuto, su questo non c'è dubbio.

Passo qualche giorno al mare, in una località frequentata da signore tradizionalmente molto attente ai chili e agli etti in eccesso, e anche qui mi accorgo dei rotolini di ciccia che scappano, ignorati, dall'orlo di una gonna, dei bottoni che tirano sulla pancia, sul seno.

L'osservazione vale per le donne come per gli uomini. La limitazione dell'attività fisica è una delle cause, un'altra è il lavoro a distanza. Il mio vecchio medico mi diceva sempre: «Guai a far coincidere il luogo di lavoro con quello in cui è presente un frigorifero». E poiché lo smart working sarà anche comodo ma rende nervosi, ecco che le pause-caffè diventano pause-frigo.

Tutto questo era prevedibile, se vogliamo. Quello che almeno io non avevo previsto (la vita è bella proprio per questo) è che tutti questi chili in più non hanno né intaccato il buonumore né generato pensieri angoscianti. Il rito pre-estivo - ormai una tradizione come i regali di Natale - di smaltire chili attraverso qualche dieta meravigliosa, corroborante e di breve durata (i kg da perdere erano, s'intende, mediamente due o tre) è stato saltato da molti a piè pari.

In altra moda, quel bar-mitzvah della nostra società che è la prova-costume è stato almeno in parte ignorato. E io trovo questo fatto molto importante, una vera notizia, una capriola antropologica. Vedo belle ragazze in carne passeggiare felici tra S. Margherita Ligure e Paraggi, sul lungomare di Viareggio, su quello di Napoli, incuranti della loro linea imperfetta: incuranti di dover piacere agli altri, di dover sottostare allo sguardo giudicante di giovanotti dai gusti difficili, di signore bene abituate, di stilisti in incognito. Tutto questo mi rende allegro.

Lo so, anche qui c'è dell'ideologia. Della retorica. Piacere a sé stessi, stare bene nel proprio corpo... Tutti sappiamo che non si può stare del tutto bene nel proprio corpo, tutti vogliamo uscire in un modo o nell'altro: attraverso l'ascesi, attraverso il sesso, attraverso l'arte e la poesia, perfino attraverso azioni al limite del lecito.

E poi è difficile che in questo nostro corpo tutto funzioni alla perfezione: c'è quasi sempre, da una parte o dall'altra, una zoppìa. Certe pubblicità obsolete ci parlano di prodotti (dall'acqua minerale agli integratori alimentari) che ci preservano dai cosiddetti segni dell'età. Ma noi sappiamo bene che così non è.

Le nuove pubblicità, più simpatiche di quelle vecchie, stanno piano piano mettendo ai saldi le tradizionali strafighe odiosette e irraggiungibili, e si riempiono di ragazze allegre e grassocce, oppure bruttarelle ma sempre sorridenti. E io, nonostante tutta la riduzione ideologica di cui sopra, sono contento, come sono contento tutte le volte che, personalmente o collettivamente, ci si libera di un peso. Si appesantisce un po' il corpo, ok, ma si alleggerisce il super-ego (di qualsiasi cosa si tratti).

Questa, dicevo, al netto dell'ideologia più o meno esplicita che la sottende, a me pare comunque una vera notizia. Piccola, certo, ma vera. Tante bolle girano intorno a noi: se qualcuna scoppia, meglio. I tg ci rompono l'anima con cose di cui spesso a noi gente normale importa poco e niente. Pensano che per raccontare il mondo basti dire cosa succede a palazzo. Intanto il carburante aumenta a dismisura, per non parlare delle bollette, e giù giù, come diceva Gadda: fino alla casa del diavolo.

Il racconto del mondo si svolge per il 99% fuori dai canali d'informazione: le notizie più importanti si nascondono nel brusìo della vita di ogni giorno, per questo a volte è meglio spegnere la tv, silenziare i social.

E ascoltare.

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