Cultura e Spettacoli

Quei favolosi anni d’oro Negli Usa cinema e tv si colorano di nostalgia

Quei favolosi anni d’oro Negli Usa cinema e tv si colorano di nostalgia

da New York

In America siamo in piena «retromania»: sul piccolo e sul grande schermo trionfano serie e film ad alto contenuto di nostalgia per gli anni Sessanta e Ottanta. Forse perché di quell’America, in pieno boom e perfino gaudente, è rimasto poco. Costretti a fare i conti con l’atmosfera di grande crisi; col dubbio che l’american dream possa sopravvivere alla recessione globale; e con la delusione di non poter offrire un mondo migliore ai propri figli, gli spettatori americani attendono per il fine settimana la prima puntata della quinta stagione di Mad Men, la serie televisiva prodotta dal 2007 e ambientata appunto nell’America degli anni Sessanta, prima che il movimento dei diritti civili, le proteste dei pacifisti e il femminismo trasformassero gli Usa. La serie, a cui il settimanale Newsweek ha dedicato un intero numero, riparte dal 1965, l’ultimo anno in cui gli americani si sono sentiti spensierati nonostante la guerra in Vietnam. Lo show è ambientato nel mondo della pubblicità della Madison Avenue che ogni giorno creava trend, lanciando prodotti di grande consumo e nuove mode.
Al cinema intanto, lo scorso weekend, è apparso 21 Jump Street, il remake della serie tv che, alla fine degli anni Ottanta, aveva lanciato Johnny Depp: si è subito piazzato primo in classifica, guadagnando oltre 35 milioni di dollari in tre giorni. La trama vede due poliziotti (Channing Tatum e Kyle Smith) infiltrati nei college per acciuffare trafficanti di droga. «È il film più spassoso da un anno a questa parte», strilla il New York Post applaudendo la nostalgia, venata d’ironia, per il decennio reaganiano (il film uscirà in Italia il 15 giugno).
È soprattutto Mad Men a catalizzare l’attenzione (e ricordiamoci che anche Pan Am è ambientato negli stessi anni). Sospeso 18 mesi fa a causa di una questione finanziaria, il telefilm torna curando anche stavolta nei minimi dettagli i trend degli anni Sessanta. Gli executive dell’advertising, tutti allora in giacca e cravatta, fumano, lanciano prodotti con campagne che oggi sarebbero ultra vietate e ammiccano senza problemi alle segretarie. Che con le loro gonne a tubino, gli scomodi reggicalze, le macchine da scrivere elettriche, sembrano delle geishe mentre servono Martini ai boss, finiscono a letto con loro e non si sognano nemmeno di poter far carriera.
Madison Avenue, poi, dalle pubblicità dei prodotti di consumo aveva imparato a forgiare anche gli slogan politici, le campagne di presidenti e infine gli spin doctor che con le loro bugie a presa elettorale rapida hanno creato l’enorme sfiducia per Washington che oggi affligge gli americani. La grande popolarità del telefilm, con quella sua aria vintage, ha riportato in voga l’abbigliamento retrò. Molte le linee d’abbigliamento ispiratesi agli anni del boom economico (Banana Republic, a esempio) mentre la Estee Lauder ha lanciato una linea di cosmetici retrò. Intanto Barbie e Ken appaiono nei negozi di giocattoli vestiti come gli executive dello show. E nelle librerie escono guide per fare i migliori cocktail anni Sessanta.
Il settimanale Newsweek, si diceva, questa settimana ha sbattuto Mad Men in copertina, con un bellissimo servizio fotografico e un look d’epoca, facendo scrivere l’articolo principale a Eleanore Clift, lei stessa negli anni Sessanta segretaria della rivista (ma oggi corrispondente da Washington). La Clift descrive la redazione di Newsweek in quegli anni in cui reporter e redattori a pranzo si scolavano tre Martini.

E ammettevano che «fare il giornalista era un mestiere fantastico poiché si poteva farlo da ubriachi».

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