Cultura e Spettacoli

Ma quei «Sette» sono davvero magnifici

C'è chi non ricorda i sette peccati capitali e perfino chi non riesce a elencare i sette nani di Biancaneve. Ma I magnifici sette (15.45 Raitre) sono davvero indimenticabili. John Sturges, nato in Illinois nel 1910 e morto nel 1992, lo girò nel 1960. Rimettendo in scena I sette samurai del più celebre coetaneo Akira Kurosawa (Leone d'argento a Venezia 1954) e traslocando dal Giappone del Cinquecento al Messico di un secolo e passa fa. Questa in breve la storia. In un villaggio dimenticato da Dio, ma ben conosciuto da banditi e predatori, non c'è pace per i poveri (sotto ogni punto di vista) peones. Stufi di subire i soprusi della gang dell'insaziabile, sadico Calvera (Eli Wallach) i tapini assoldano il pistolero texano Chris (Yul Brynner) che si precipita in loco con altri sei mercenari di pronto intervento: Vin (Steve McQueen), Chico (Horst Bucholz), O'Really (Charles Bronson), Britt (James Coburn), Harry (Brad Dexter) e Lee (Robert Vaughn). Però che uomini quei sette, scorderanno l'ingaggio per dare una lezione con i fiocchi ai gaglioffi. Il risultato è un western epico e avvincente con frequenti sparatorie, ravvivato dalle tambureggianti musiche di Elmer Bernstein. Nel Settebello, tra i tanti volti amici, da tempo scomparsi, come i famosi Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn e Horst Bucholz, e i meno noti Robert Vaughn e Brad Dexter spicca Yul Brynner.

Forse per civetteria, il divo, allora quarantenne (era nato a Vladivostok, Russia, nel 1920), copre dall'inizio alla fine la popolarissima pelata con un cappellone nero.

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