Radiogiornale

Anche se è stato spostato su Radio1 (dopo anni di Radio2), Un giorno da pecora rimane al centro del dibattito politico e di attualità. Perché? Perché sa individuare «la notizia» e, allo stesso tempo, riesce a lanciarne di nuove. Quasi ogni giorno, con costante puntualità, le dichiarazioni a Un giorno da pecora rilasciate dagli ospiti (politici, attori, personalità varie o semplici passeggeri della cronaca) diventano titoli di giornale o articoli o comunque argomento di discussione. Il merito è di una formula semplice e basata sull'ironia e su quel meccanismo (sempre più indispensabile) che è l'assenza di autoreferenzialità. A Un giorno da pecora nessuno si prende troppo sul serio, pur facendo seriamente il proprio lavoro. È il marchio di fabbrica di un format che si è inventato «l'anziano» Claudio Sabelli Fioretti e che da un paio di stagioni è gestito dal «simpatico» Giorgio Lauro, dalla «simpatica» Geppi Cucciari cui si sono aggiunti La Fornario (Francesca Fornario «abbastanza giornalista, abbastanza attrice, abbastanza autrice satirica, abbastanza scrittrice, abbastanza ciclista») e da una squadra redazionale di primissimo livello.

Quindi dal lunedì al venerdì, dalle 13,30 alle 15, a Un giorno da pecora transitano gli ospiti più chiacchierati della giornata, diventando protagonisti di siparietti a metà tra cronaca e surrealtà, spesso disorientati ma sempre contenti di poter parlare dei propri argomenti senza mantenersi confinati negli argini stretti della formalità comunicativa. Un privilegio raro e ben conservato da un programma che ormai è un must.

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