Radiogiornale

In effetti c'è qualcosa di sorprendente e imponderabile in Mu, il programma che l'ottimo Matteo Bordone conduce da tre anni su Radio2 (ora è in onda il sabato e la domenica dalle 20.30). Si occupa di musica leggera popolare senza alcun confine. Tutto, insomma. Dal folk tibetano al mainstream anni '70. Dal post punk al pre jazz. Dal cantautorato di nicchia fino alle rarità indie conosciute e conoscibili esclusivamente alla stessa quantità di ascoltatori dei primi concerti di Ed Sheeran (a detta del medesimo artista: 5). Un viaggio senza bussola in un universo di latitudine e longitudine incalcolabili e, soprattutto, per la gran parte composto da particelle ininfluenti oppure succedanee, molte delle quali sono oltretutto sole e raminghe in attesa di essere dimenticate. Bordone le utilizza per incastrarle comunque nel suo incessante racconto sulle vicende e sulle vicissitudini della musica e dei musicisti. Un'invidiabile enciclopedia. Un bignami che, complice il ridotto tempo a disposizione, esonda soltanto poco oltre gli argini allagando territori politici, scientifici o addirittura filosofici. Una tale quantità di informazioni, spesso elaborata con una formula personalissima e non sempre condivisibile, rischia di togliere centralità alla musica e di consegnarla alla infaticabile processione di episodi e deduzioni che ricamano ogni canzone.

Alla fine, Mu si conferma un esperimento unico nel panorama radiofonico che però ricorda quanto sia sempre più fondamentale la lezione degli Aerosmith: Let the music do the talkin', lasciate che sia la musica a parlare, i discorsi vengono soltanto dopo, a corredo.

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