"Il ragazzino" Ferlinghetti si racconta

Arriva negli Usa «Little Boy», l'autobiografia del longevo poeta editore

"Il ragazzino" Ferlinghetti si racconta

«Ho sognato/ che mi erano caduti tutti i denti/ ma la mia lingua sopravviveva/ per raccontare la storia. Perché io sono un distillatore/ di poesia./ Sono una banca del canto./ Sono una pianola/ in un casinò abbandonato/ sulla riva del mare/ in una densa nebbia/ che sta suonando ancora». Lawrence Ferlinghetti, grande editore e poeta della generazione Beatnik, pare proprio intenzionato a condurre la sua esistenza in modo da inverare questi versi scritti anni fa. Il padre della casa editrice City Lights, vera fucina della poesia americana anni Cinquanta e Sessanta, sta per compiere cento anni (il prossimo 24 marzo) e li festeggerà con un nuovo libro. Un «flusso di coscienza», come nel suo stile, per immergere nella secolare vita del poeta, tra memorie d'infanzia, ricordi della Seconda guerra mondiale, vagabondaggi e reminiscenze letterarie in cui compaiono tutti i grandi della Beat generation, ovviamente partendo da Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Come si intitolerà il «testamento morale» di questo testimone eccezionale del '900? Con sottile ironia, per un centenario, Little Boy. E sarà un volume di 192 pagine pubblicato negli Usa dalla casa editrice Doubleday il 19 marzo, alla vigilia del genetliaco.

Ovviamente, come ammettono da Doubleday non è un testo facile, anzi. È un lavoro indefinibile e inclassificabile che mescola autobiografia, poesia, critica letteraria e riflessioni filosofiche. Little Boy non è, quindi, un'autobiografia in senso stretto, è più vicina ad una non-fiction altamente sperimentale, dove brandelli di fatti vissuti sono accostati a riflessioni, pensieri, flussi onirici. La scelta del titolo è stata fatta da Ferlinghetti, perché nella sua esistenza il «nocciolo duro» e fondante resta l'infanzia infelice: orfano del padre, con una madre finita in manicomio e di conseguenza affidato a una zia. Il piccolo Lawrence (di origine italiana da parte di padre), grazie a zia Emily con la quale visse i suoi primi cinque anni a Strasburgo, si trasferì poi a New York. La zia divenne governante di una ricca famiglia che consentì al giovane Lawrence di studiare.

Da lì, da quell'infelicità primigenia si dipana tutto il percorso di Ferlinghetti, un percorso che arriva sino ad oggi e nelle pagine finali guarda anche a un futuro. Perché un poeta è un poeta solo se ha il coraggio di vaticinare.

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