Raoul Bova/Don Matteo fa più ascolti di Terence Hill

I segreti del successo della serie con il nuovo protagonista

Raoul Bova/Don Matteo fa più ascolti di Terence Hill

E, adesso, pure Don Massimo si è guadagnato un posto nel paradiso dell’Auditel. Tanto, alla fine, Don Massimo è Don Matteo. Eh, si, giovedì sera, l’ultima puntata della stagione che ha visto uscire di scena Terence Hill per lasciare il posto in canonica a Raoul Bova ha fatto il botto di ascolti: 6.186.000 telespettatori con il 34,3% di share. Record stagionale e risultati che non fanno rimpiangere le puntate in cui Mario Girotti, vero nome di Terence, era l’unico prete/investigatore di Spoleto.

Insomma, chi pensava che l’addio al set dell’attore ottantunenne avrebbe messo in crisi la serie, si è dovuto ben ricredere. E, ora Bova, in sella alla sua moto, ha la strada spianata verso una lunga “carriera” da sacerdote. Senza neppure dover cambiare il titolo alla fiction. Perché quei furbastri di sceneggiatori (Mario Ruggeri e Umberto Gnoli) si sono inventati un simpatico espediente per risolvere la questione. Lo ricordiamo per chi non avesse visto la puntata. Don Massimo/Raoul Bova in realtà si chiama Matteo, proprio come Don Matteo/Terence Hill. Così lo avevano battezzato i genitori per riconoscenza dell’aiuto offerto loro dal vero Don Matteo. Si fa chiamare Massimo quando prende i voti per rompere con il passato da carabiniere. Insomma, gira che ti rigira, l’importante è non dover modificare il titolo a uno degli sceneggiati più importanti nella storia della Rai.

Uno degli ingredienti del successo ottenuto è stata la capacità degli sceneggiatori di passare da un personaggio all’altro - con tantissimi drammi - ma senza traumi per gli spettatori. Come l’espediente di spedire Don Matteo (l’originale) in missione in Africa per giustificarne la sparizione. Altro ingrediente è stata la scelta di Raoul Bova come successore. Si è calato nella parte con umiltà e anche determinazione. Una sfida che avrebbe tolto il sonno a molti suoi colleghi attori. Come ci ha raccontato, si è fatto aiutare da altri sacerdoti per studiare da “prete” e non ha accettato il ruolo finché non ha avuto la benedizione di Hill. Infine è stata vincente l’idea di creare una figura diversa di parroco, con un passato da carabiniere, che ha permesso di spingere sulla parte “noir” e drammatica più che su quella spirituale. Tema che, probabilmente, verrà sviluppato in maggior misura nella prossima stagione. Da non dimenticare anche l’apporto della parte leggera, ironica, garantita dagli altri personaggi della serie come Nino Frassica/Maresciallo Cecchini e Maria Chiara Giannetta/Capitano Olivieri.

"Don Matteo continua a scaldare i cuori di milioni di persone anche dopo ventidue anni - ha commentato Luca Bernabei, della casa di produzione Lux Vide - ciò che lo rende possibile è la fedeltà e l’amore di un gruppo di persone che da sempre si dedica a questa serie con passione. Don Matteo solleva i cuori degli italiani con grazia ed intelligenza”.

Ora si parte già a progettare la quattordicesima stagione. E chissà che Girotti/Hill/Don Matteo (l’originale) non torni almeno in qualche puntata.

Lui non voleva togliersi l’abito talare, avrebbe voluto continuare ma con meno impegno e, di certo, verrà accontentato. A quel punto avremmo due don Matteo, uno in bici e uno in moto. Ma, di sicuro, non litigheranno su chi deve indagare sui morti ammazzati di Spoleto…

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