Prepariamoci perché diventerà una regola: la musica non ha lingue ma la capiscono tutti. Casomai ce ne fosse ancora bisogno, a dimostrarlo è il caso di Cris Wang, che ha 24 anni, è in Italia da quattro e arriva da Dandong, una metropoli da due milioni e mezzo di abitanti che vivono sul confine tra Cina e Corea del Nord. Il suo rap ha i versi in cinese, il ritornello in italiano e il titolo in inglese.
Arrivando dalle nostre parti, ha capito che il proprio nome era troppo complicato da pronunciare e quindi lo ha cambiato in un più pronunciabile Cris senz'acca, nonostante l'ispirazione arrivi da un rapper americano di medio successo che si chiama Chris Brown con l'acca. Si è iscritto all'Accademia di Belle Arti e ha iniziato ad ambientarsi, a imparare la nostra lingua senza dimenticarsi la propria e imparando, anzi, quella tipica del rap, ossia l'inglese.
La sua è una storia tipica di immigrazione a buon fine, qualcosa che ricorda ciò che gli italiani fecero negli Stati Uniti circa un secolo fa e che ha regalato a Hollywood e all'arte tanti capolavori. Studio. Accettazione. Integrazione. E infine bella musica, bei film, insomma bella arte. Nel caso di Cris Wang forse è ancora presto per dirlo, visto che questi sono i suoi primi passi. Però i risultati legittimano un po' di entusiasmo. Sulla propria pagine di YouTube ha caricato i primi video, che come è naturale sono stati cliccati soprattutto in Oriente, se non altro per contiguità stilistica.
Tanto per capire quanto distanti siano ancora i mondi nell'immaginario collettivo, molti dei suoi primi fan non credevano che i video fossero stati girati a Torino, nonostante fosse chiaramente visibile il grattacielo di Intesa Sanpaolo o la zona intorno a Porta Susa. Ma poi, pian piano, la sua popolarità ha iniziato a crescere anche a Torino grazie anche alla sinergia con la sua «crew» formata dai torinesi Edoardo Salviato e Mattia Giordano. Un lavoro quasi porta a porta che l'altro giorno ha portato a un concerto con duecento ragazzi in un locale del centro. «Ho scoperto il rap grazie a mio padre che lavorava in un negozio», ha spiegato a La Stampa il rapper cinotorinese.
Un risultato da non sottovalutare perché Cris Wang ha una struttura musicale vicina ai cromosomi cinesi ma una costruzione lirica pressoché inedita, come si capisce dal brano 20 euro, che nel titolo sfrutta la richiesta tipica degli spacciatori nella sua zona. Dopotutto il rap è questo: raccontare i sogni basic (soldi, donne, lusso) con un linguaggio comprensibile a tutti.Esattamente come fa Cris Wang.
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