Renata, Mario, Emanuela: storie di "cittadini eroi"

Hanno combattuto la criminalità senza paura, ma sono poco noti. Quattro film per ricordarli su Canale 5

Renata, Mario, Emanuela: storie di "cittadini eroi"

"Tutti conoscono il nome di Giovanni Falcone o di Paolo Borsellino. Ma chi ricorda chi fosse Renata Fonte? Ed Emanuela Loi? La storia di Mario Francese, chi la rammenta?". E si potrebbe continuare a lungo. L'elenco dei liberi sognatori - delle persone, cioè, che hanno anteposto la loro libera onestà alla costrizione della paura e del malaffare - è fortunatamente lungo. "Solo che il loro esempio rischia di perdersi - riflette Pietro Valsecchi - se non facciamo qualcosa per perpetuarne il ricordo". Ecco com'è nata nel produttore della Tao Due l'idea di Liberi sognatori: il progetto di quattro film-tv che, ora in fase di scrittura e sul set per il prossimo autunno, raggiungeranno gli schermi di Canale 5 verso marzo 2017. "Proprio per perpetuare col linguaggio della fiction, un linguaggio che sa parlare al profondo della coscienza degli spettatori, storie esemplari di uomini e di donne che hanno saputo opporsi alle mafie".

Ma non chiamateli eroi. Libero Grassi, l'imprenditore siciliano ucciso nel 1991 perché si ribellò al racket (che avrà il volto di Giorgio Tirabassi), Renata Fonte, assessore comunale assassinata nel 1984 per aver contrastato la speculazione edilizia nel Salento (interpretata da Giulia Michelini), Mario Francese, giornalista palermitano liquidato nel 1979 per le sue inchieste su Totò Riina e i Corleonesi (affidato a Marco Bocci) ed Emanuela Loi, agente della scorta di Paolo Borsellino scomparsa in via D'Amelio nel 1992 (interprete ancora da definire), "non erano eroi - precisa la sceneggiatrice Monica Zapelli - Erano cittadini qualunque. Come me; come voi. Che ebbero però il coraggio di rimanere onesti fino in fondo, nonostante tutto. Se li chiamassimo eroi ne faremmo degli esempi irraggiungibili; e questo ci farebbe da alibi. Mentre lo scopo dei film di Liberi sognatori è esattamente l'opposto".

La mancanza di notorietà di almeno due protagonisti della collana la Fonte e Francese - aumenta l'interesse dell'operazione, "che avrà il suo prologo in autunno, con due serate-evento dedicate a Chiamatemi Francesco, prima fiction al mondo sulla vita di Jorge Bergoglio- annuncia Alessandro Salem, direttore dei Contenuti Mediaset- e che segnerà il ritorno della nostra fiction a tematiche di più forte impegno civile. Durante il periodo più nero della crisi economica, infatti, avevamo dovuto abbandonare questo tipo di prodotti. Ora possiamo tornarvi, come a qualcosa che fa parte del dna di Mediaset". E far riscoprire così personaggi in gran parte dimenticati. "Appena un mese fa io vivevo in solitudine il ricordo di mia madre - riflette la figlia di Renata Fonte, Viviana - Ora ritroverò finalmente riconosciuta, anzi amplificata, la sua testimonianza, come la parte migliore e più sana del Paese". Nella sua veste di assessore del comune di Nardò, Renata Fonte "lottò contro la cementificazione" dell'area di Porto Selvaggio; "che oggi, grazie a lei, è considerata una delle 10 spiagge più belle d'Italia", commenta commossa la figlia. "Ma era anche una donna che cercava ogni giorno di conciliare il proprio lavoro coi compiti di moglie e di madre - ricorda la Zapelli - e in anni (la metà degli 80) che ancora concedevano molto poco a donne impegnate e determinate come lei". La lotta alle mafie fu condotta da Mario Francese, invece, sul fronte del giornalismo. "Era cronista del Giornale di Sicilia - racconta il figlio Giulio - e prima di ogni altro intuì il salto di qualità che la mafia si apprestava a fare". Una lunga e circostanziata serie di articoli sugli appalti ottenuti da Riina e Provenzano, e sul reticolo di amicizie e compiacenze che li proteggevano, segnò la sua fine. Fu ucciso una sera del gennaio 1979. "Dopo la sua morte il silenzio calò su di lui e sulla sua storia. Si aveva fretta di archiviarla, evidentemente. Con ostinazione e coraggio mio fratello Giuseppe riuscì invece a farla riaprire, fino ad ottenere la condanna della cupola di Cosa Nostra: la prima clamorosa sconfitta nella storia dei Corleonesi".

Sul comodino accanto al letto di Libero Grassi (la cui vicenda, assieme a quella dell'agente di polizia Emanuela Loi, morta in via D'Amelio e prima donna poliziotto caduta in servizio, è generalmente più nota) c'era un libro di poesie: L'Antologia di Spoon River. "Sfogliandolo ho scoperto che ne aveva sottolineato una frase rivela lo sceneggiatore e regista Graziano Diana (gli altri registi saranno Renato De Maria, Enzo Monteleone e Michele Alhaique) - E la frase diceva: Il silenzio avvelena l'anima.

Ecco: i nostri film diranno la loro contro il silenzio che queste vittime hanno rotto col loro coraggio; contro il silenzio che ha tentato di nasconderne la testimonianza; contro il silenzio, l'indifferenza e la superficialità di un Paese che, se non coltiva la propria memoria, perde sé stesso".

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