Cultura e Spettacoli

Ritorna Malika Ayane: "Al Festival il Malifesto della mia musica"

La cantante interpreterà anche un classico della Caselli: "Amo la sua determinazione"

Ritorna Malika Ayane: "Al Festival il Malifesto della mia musica"

Il bello di Malika Ayane è che la riconosci subito: la sua voce ha una eleganza d'altri tempi e nel pop porta impertinente le sue tracce di jazz e soul. Ritorna al Festival di Sanremo con Ti piaci così, brano che è un manifesto della sua nuova consapevolezza e un anticipo del suo nuovo disco, che si intitolerà Malifesto e uscirà a marzo. «La canzone è nata un anno fa, prima che ci trovassimo dentro una pandemia ed è il risultato delle domande che mi stavo facendo in quel periodo, una specie di bilancio nei giorni del mio compleanno».

Una musica senza tempo che potrebbe diventare un classico e che è nata una sera con un deejay e la bravissima autrice Alessandra Flora. Poi il sempre più sapiente Pacifico ha contribuito alla scrittura definitiva. E le parole rendono davvero lo stato dell'animo di questa artista 37enne che a Sanremo ha iniziato a decollare nel 2009 e da allora ha cambiato con stile tante rotte musicali diverse: «Mi sono accorta di aver passato troppo a pensare a cosa avrebbero pensato gli altri di me. Mi sono concentrata troppo su di una sola missione: come non deludere le aspettative di altri».

È una attitudine comune a tanti artisti (ma non solo), specialmente ai più sensibili: «Il focus di Ti piaci così è la consapevolezza di sé, lo scoprirsi risolti e l'aver voglia finalmente di vivere con gusto». Dopotutto, «arriva un momento in cui comprendi che giudicarsi severamente non ha senso, ma chiaramente non ce l'ha nemmeno il giustificarsi a prescindere». Adesso più che giustificarsi, Malika Ayane si riconosce. Ed è una sensazione molto diffusa dopo un anno di isolamento, pandemia, insicurezza. Come sempre, la musica diventa terapia, aiuta a capirsi e Ti piaci così può essere realmente la fotografia di uno stato d'animo oggi necessariamente sempre più comune.

E che a Sanremo arrivi una Malika più consapevole e serena lo conferma anche la scelta della cover che interpreterà nella serata del giovedì: Insieme a te non ci sto più, musica di Paolo Conte, parole di Vito Pallavicini, voce di Caterina Caselli anno di grazia 1968. «Sono molto legata a Paolo Conte, che scrisse per Caterina. L'idea di rendere omaggio a entrambi con una sola canzone mi piace molto. E mi piace farlo su di un palco che anche per me rappresenta moltissimo». Malika Ayane ha debuttato all'Ariston con Come foglie, firmata da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro ed è tornata per l'ultima volta nel 2015. Da allora, conferma, «tutto è cambiato e la musica è cambiata più di tutto».

Ci si è messa anche la realtà a cambiare drasticamente, visto che per la prima volta in settant'anni al Festival non ci sarà il pubblico in sala: «Forse sembrerà di essere in quelle piazze quando è stata smantellata la festa e comunque si sentirà molta malinconia, specialmente facendo il confronto con i Festival del passato». Lei, che anche quando parla nelle interviste conserva il calore della voce, arriverà all'Ariston dopo aver camminato in lungo e in largo per l'Italia con i brani sofisticati del disco Domino, che non hanno avuto grande risultato commerciale ma si sono presi una rivincita dal vivo: «La gente è venuta ai miei concerti, è rimasta attenta nelle tre ore di spettacolo che facevo nei teatri e anche nelle due ore della mia scaletta nei club».

Un tour che l'ha aiutata a lavorare per sottrazione, a togliere gli orpelli e gli ammennicoli che spesso riempiono un testo o uno spartito. E il risultato si ascolterà nei nuovi brani di Malifesto, titolo calembour che però a occhio e croce rende bene l'idea della nuova Malika.

E anche, a dirla tutta, la scelta di una cover di Caterina Caselli è uno specchio confortante: «Con lei sento di avere in comune la determinazione nel portare a termine i propri progetti e la capacità di riconoscere che le imperfezioni sono comunque una forza o che possono diventarlo». Sono due donne simbolo di due tempi diversi.

Ma il trait d'union è proprio quello, la determinazione di chi ha un talento e riesce a usarlo tutto.

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