Ritornano gli Chic i maestri dance che cambiarono il pop

Il fondatore Nile Rodgers annuncia il primo disco dopo 22 anni: "Ogni brano ha un significato nascosto"

Ritornano gli Chic i maestri dance che cambiarono il pop

Tornano senza essersene mai andati via. L'altro giorno Nile Rodgers ha confermato: «A marzo gli Chic pubblicheranno un nuovo disco». Il primo dopo 23 anni ( Chic-Ism è del 1992). Uno degli album più attesi di sempre. Intanto però bisogna spiegare chi sono gli Chic anche se tutti, proprio tutti, hanno ascoltato una loro canzone almeno una volta nella vita. Prendete Le freak con quel ritornello acchiappatutto «Ahhh, freak out! Le freak, c'est chic»: dal 1978 colonizza le discoteche a ogni latitudine, non c'è scampo.

Dunque gli Chic si sono formati a New York nel 1976 grazie a tre numeri uno: Nile Rodgers che, se avesse brevettato il suo personalissimo modo funk di suonare la chitarra, sarebbe ancora più ricco di quel che è. Bernard Edwards, uno dei bassisti più carismatici di sempre, morto in un albergo di Tokyo nel 1996. E Tony Thompson, ex batterista delle Labelle, anche lui ormai «passed away» visto che se ne è andato nel 2003. Per dare un quadro ancor più macabro, non c'è più neppure Luther Vandross, che prima di vendere 25 milioni di copie da solista e vincere otto Grammy Awards, era stato corista nei primi dischi.

Una band segnata dal destino.

Però, con i primi dischi, diciamo quelli dal 1977 al 1979, gli Chic hanno dato struttura e dignità alla neonata dance perché non erano ragazzetti sprovveduti, anzi. E poi sono rimasti fondamentali nella musica pop anche quando la band si è dissolta a metà anni Ottanta. Giusto per fare qualche esempio, nel 1980 Rodgers ha prodotto Diana di Diana Ross con il favoloso singolo Upside down e poi Let's dance di David Bowie nel 1983, ha suonato con Edwards e Thompson in Like a virgin di Madonna e infine nel 1986 ha prodotto Notorius dei Duran Duran con John Taylor che durante le registrazioni pretese di suonare lo stesso basso che Edwards aveva usato per registrare i dischi degli Chic. Insomma, un gruppo che ha cambiato la storia, e poche volte si può scrivere la stessa frase senza inciampare nella retorica, anche se dal 1996, dopo il tour in Giappone con Steve Winwood, Simon LeBon, Sister Sledge, Slash, si era dissolto per poi tornare qui e là con altri musicisti giusto per fare qualche concerto. Dopotutto l'invasione del rap e il cambio generazionale li aveva quasi trasformati in un simbolo vintage (il ritornello originale di Le freak era «ah fuck off», un bel vaffa dedicato a un vigilante che nel 1977 non li fece entrare al concerto di Grace Jones nel famoso Studio 54, roba che a un rapper sembra proprio preistoria).

Poi ci hanno pensato i deejay.

Con il ritorno della dance, sono tornati pure gli Chic. L'anno scorso i Daft Punk sono diventati eroi planetari con un suono che è la versione riveduta e (s)corretta degli Chic se non altro perché Nile Rodgers ha contribuito a scrivere e suonare tre brani, compreso il successone Get lucky . Perciò era il momento giusto (e Nile Rodgers, che ha battuto un tumore alla prostata, lo ha dimostrando suonando un concerto a dir poco strepitoso alla Roundhouse di Londra l'anno scorso per l'iTunes Festival).

Quindi il 20 marzo uscirà un disco che sfrutta la collaborazione di David Guetta e Avicii mescolando nuove canzoni con materiale rielaborato come il primo singolo I'll be there , dedicato ai musicisti scomparsi: «Dopo la malattia ho ripensato agli amici che ho perso per dare un senso alla

mia musica». Alla fine il ritorno degli Chic sarà uno degli eventi perché - e non si smette mai di capirlo - i grandi suoni del passato devono solo aspettare il momento giusto per sembrare nuovi un'altra volta. Come ora.

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