Puro talento e classe infinita. Voce chiara e pulita, malinconica, emozionante nella sua limpidezza ma anche diretta ed estremamente vigorosa. Una perfetta «storyteller» capace di unire l’immediatezza del folk a una scrittura mai banale e a una complessità armonica fuori dal comune. L’immagine fuori tempo della perfetta icona minimal, una antidiva esplosa negli anni ’80 e rimasta comodamente sulla scena musicale fino a oggi, attraverso percorsi sempre coerenti con la sua storia.
Suzanne Vega, considerata una delle cantautrici di maggior talento della sua generazione, nota al grande pubblico per successi come «My name is Luka» e per il remix dance-tormentone di «Tom’s diner», approda in Italia per un mini-tour e questa sera sarà al Crossroads di Roma (Via Braccianese 771, 20 euro il costo del biglietto) per un concerto che sta già mobilitando molti ragazzi degli anni ’80. La cantautrice newyorkese si impose, infatti, proprio in quel periodo come figura di spicco del folk revival. Dopo l’uscita del primo album «Suzanne Vega» nel 1985, un gioiello contenente brani indimenticabili come Marlene on the wall, Small Blue thing, The queen and the soldier, raggiunse il picco del suo successo due anni dopo con «Solitude standing». Da allora, pur essendo uscita dal fulgore delle classifiche, ha distillato brani di qualità e lavori più sperimentali ma sempre attestandosi su standard qualitativa notevoli. Peraltro due suoi brani, «Luka» e Caramel» sono stati reinterpretati da cantanti italiane come Paola Turci e Chiara Civello.
Nel 2003 è stata realizzata la raccolta dei suoi migliori brani intitolata «Retrospective: The Best of Suzanne Vega» (la versione inglese include un bonus CD come il DVD contenente 20 canzoni in più).
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