«Un artista, in fondo, deve essere quella persona che vorresti conoscere per le cose che racconta. Per il suo bagaglio di esperienza e di cultura. Un artista come Francesco De Gregori, ad esempio: sin dal suo primo disco, avevi la netta sensazione che avesse alle spalle un universo di letture, interessi, di stimoli». Ci sono molti modi di spiegare l'importanza di un artista, e del rapporto che dovrebbe avere col pubblico: Enrico Ruggeri sceglie quello più efficace e meno divistico. Un concetto diretto e poetico, senza fronzoli, e che guarda caso starebbe bene nei 3-minuti-3 di una canzone. Il cantautore milanese (nonché conduttore televisivo, giudice a XFactor, romanziere) imbocca un'ennesima strada perché, spiega, «alla fine la canzone finisce per starti stretta»: dalla prossima stagione sarà il nuovo direttore artistico del Mas Music Academy di Milano, accademia musicale all'avanguardia dedita alla formazione di musicisti, cantanti e showman (ad esempio, nel musical), le cui prossime audizioni sono attese l'8, 15 e 22 settembre (info 02.27.225, scuola@mas.it).
Evidentemente i cosiddetti «talent» non sono solo quelli davanti ai riflettori televisivi. L'idea le è forse venuta dopo la sua partecipazione a X Factor?
«X Factor è tutt'altra cosa. È un fenomeno televisivo, anche spietato. Puro entertainment, legittimo per carità, ma dove contano altre cose rispetto a ciò che si vuole fare emergere in una scuola come il Mas. A X Factor si cerca la star. E gli stessi giovani vi accorrono spinti dall'impulso di diventare ricchi e famosi. In una scuola, il contatto coi docenti dura un anno, è più articolato e profondo».
Meno forma e più contenuto: possiamo riassumerla così?
«Diciamo che al Mas io penso a fare una rivoluzione: voglio che i ragazzi imparino a fare un mestiere, a vivere di musica e di spettacolo. Io quando ho iniziato a suonare cercavo nella musica la via per essere me stesso. Oggi, suonerei e comporrei anche da perfetto sconosciuto».
Resta il sospetto che il luminoso baraccone di X Factor non le sia piaciuto...
«Ma no, per me invece è stato un piacere farlo...».
Però la vita vera, anche di un'artista, è un'altra, giusto? Saranno contenti di saperlo i nuovi artisti usciti dai talent...
«Guardi, il panorama musicale italiano attuale è desolante. Perlomeno sul fronte che più mi è caro, quello autoriale. Negli ultimi anni abbiamo visto uscire buone voci, anche ottime voci. Ma i contenuti latitano. I testi sono deboli. Forse è il riflesso di nuove generazioni che non leggono, non vanno al cinema, non sono assetate di informazione...».
Ma come, con l'overdose di informazioni del Web.
«Appunto: il linguaggio della rete è sintetico, ipertrofico ma superficiale. Oggi le coppie si lasciano con una mail o un sms: noi lo facevamo seduti su un muretto, parlando per ore, piangendo, riparlando».
Il Mas ha prodotto un musical di successo come Priscilla. Non è che anche Ruggeri è tentato dal musical, come accadde a Pooh, Cocciate e Dalla?
«Non ho progetti simili. In futuro, chissà. Nel mio futuro immediato c'è molta musica dal vivo e un nuovo romanzo in uscita a novembre, un thriller psicologico pubblicato dalla Dalai Castoldi».
E la tv? Una bella conduzione di Sanremo come il suo collega Morandi?
«Per ora nulla che mi intrighi.
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