Rolling Stones e Aerosmith i dinosauri del rock sono vecchi solo per finta

Hanno più di sessant'anni ma pubblicano dischi e vanno in tour Van Morrison stupisce. E anche l'instancabile Prince promette bene

Rolling Stones e Aerosmith i dinosauri del rock sono vecchi solo per finta

E poi chiamateli vecchi. Sessant'anni, più o meno, e non sentirli. Anzi farceli sentire più forte possibile. Manco a farlo apposta in un mesetto ritornerà una combriccola di superstar che hanno più o meno l'età di Monti ma sono molto più rock. Tanto per iniziare, ieri Mick Jagger (classe 1943 come il premier, appunto) ha usato Facebook per annunciare quattro show dei suoi Rolling Stones: 25 e 29 novembre alla O2 Arena di Londra e 13 e 15 dicembre al Prudential Center di Newark. Titolo dei concerti: «50 and counting». Come a dire: 50 anni e non è ancora finita. Obiettivo: far presente che nessuno li toglierà da lì, dal palco, dove i Rolling Stones - anzi: Rolling Bones come sarcasticamente li chiama la stampa inglese, cioè ossa rotolanti - pensano di terminare anche la terza età dopo averci speso la prima e la seconda.
Qualcuno storcerà il naso, specialmente in zona snob, ma il loro singolo Doom and gloom, preambolo dell'imminente greatest hits Grrr!, ha un tiro che, citati a caso, i pivelli Jet o Strokes o Vaccines se lo sognano. E ci mancherebbe, per carità: noblesse oblige. Soffriranno di artrosi ma, come l'ultraottantenne BB King o gli Ac/Dc (imminente il loro primo live dopo vent'anni), le ossa rotolanti hanno un suono che è un brand e a tutti gli altri tocca copiarlo oppure, meglio, inventarsene uno nuovo. Accade sempre più raramente: oggi va di moda la nouvelle cuisine del cliché. Idee nuove non ce ne sono mica poi tante. Ma l'estetica, quella sì, cambia parecchio e chi si accontenta gode, beato lui. I grandi nomi, però, viaggiano più o meno sempre sugli stessi binari e neppure si può pretendere che cambino. Prendete Van Morrison, 67 anni portati maluccio: il suo nuovo Born to Sing: No Plan B non aggiunge quasi nulla di nuovo. Ma lo fa con una classe confortevole per chi lo segue dagli anni Sessanta. Idem Prince. Giusto per festeggiare la sua ennesima residency - stavolta a Chicago - ha pubblicato un nuovo singolo, così per gradire. R'n'R affair, roba semplice, un riff di chitarra e tastiera molto vintage. Un divertissement nato in quattro e quattr'otto, si direbbe. Invece gli Aerosmith hanno impiegato undici anni, un bel po' di litigi e svariati ricoveri in clinica per metter insieme Music from another dimension, in uscita a inizio novembre con spettacolari fuochi d'artificio in classifica, tanto più che al disco partecipano pure Johnny Depp e Julian Lennon. Steven Tyler, classe 1948, colpevole addirittura di aver fatto il giudice ad American Idol di fianco a Jennifer Lopez, è ormai piallato dalla chirurgia estetica ma conserva quella voce sensuale e ruvida che da sola vale il prezzo del biglietto. E obbliga a perdonare la prevedibilità perché, in fondo, il singolo Legendary child avrebbe potuto esser pubblicato vent'anni fa tanto è uguale al loro repertorio. Chissenefrega, dopotutto: il pubblico, o almeno la sua maggioranza, da loro non cerca colpi di scena. Cerca ciò che si aspetta. Così le grandi rockstar non vanno in pensione neanche a pagarle, nonostante non aggiungano una virgola al loro bilancio artistico. La musica, come diceva qualcuno, è anche memoria collettiva, non solo storica. E perciò ben cinquanta cantanti italiani si sono ritrovati a interpretare i brani di Giorgio Gaber a dieci anni dalla sua scomparsa. Triplo cd, forse il più grande tributo mai dedicato a un artista. Data di pubblicazione: 13 novembre. Titolo: ...Io ci sono.

Più o meno in quei giorni usciranno anche sedici cd con inediti di Fabrizio De André con i bootleg inediti delle otto tournèe della sua carriera più altre rarità, locandine, foto eccetera. D'accordo, sono chicche per tifosi affezionati. Ma scommettiamo che si parlerà più di questi nuovi/vecchi dischi che di tanti altri nuovi solo per finta?

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