Cultura e Spettacoli

Salvatore Veca, filosofo "militante" esperto delle idee di giustizia

Allievo di Enzo Paci e studioso di Kant, negli anni si è sempre più impegnato in politica e in una visione riformista della tradizione marxista

Salvatore Veca, filosofo "militante" esperto delle idee di giustizia

I ricordo va a un mio compagno di studi: Salvatore Veca l'ho conosciuto all'Università degli Studi di Milano, brillante allievo di Enzo Paci con cui si era laureato con un'importante tesi su Immanuel Kant. Era la metà degli anni Sessanta quando intorno alla figura di uno dei più prestigiosi filosofi italiani si raccoglievano giovani di grande talento e altri di belle speranze. Erano gli anni in cui Paci faceva conoscere la fenomenologia di Edmund Husserl, e Veca ne studiava i fondamenti attraverso la filosofia di Kant, collaborando anche alla diffusione di quella cultura attraverso il suo impegno nella redazione della rivista di filosofia Aut Aut e dei volumi che l'affiancavano insieme all'amico Pier Aldo Rovatti.

Poi negli anni Settanta quel gruppo di amici e allievi si disperse, non solo andando a insegnare in sedi accademiche diverse, ma anche aprendosi ad altri studi rispetto a quell'originario ceppo di filosofia fenomenologica da cui si erano formati e uniti.

Veca indirizza i suoi interessi verso la filosofia politica, scrivendo due libri sul pensiero di Marx: Marx e la critica dell'economia politica e Saggio sul programma scientifico di Marx, e, nel contempo, sviluppando un'intensa attività di promozione e organizzazione culturale come Presidente della Fondazione Feltrinelli.

I suoi interessi filosofici interagiscono con quelli politici: Veca diventa una figura di primo piano nell'elaborazione di una visione riformista della tradizione comunista italiana. Si lega alla figura di Norberto Bobbio, avvia un'interessante riflessione sui temi del diritto e della morale, interpretando il pensiero di John Rawls. In questa prospettiva vanno letti i suoi libri La società giusta (1982), Questioni di giustizia (1985), Una filosofia pubblica (1986).

Il pensiero di Veca sarà sempre più orientato alla definizione di un progetto politico che si fondi su un'interpretazione dei presupposti relativistici dei concetti di verità e di bene, come si può leggere nel volume Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche. Ma la sua sensibilità e sottigliezza culturale si riconosce anche in un volumetto che non ha nulla della pesantezza filosofica, ma che con leggerezza affronta le questioni eterne della filosofia in un ipotetico dialogo con la nipote Camilla: Il giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia (2015).

Il suo pensiero più maturo si trova nei volumi Dell'incertezza (1997) e L'idea di incompletezza (2001) in cui Veca rielabora i temi del relativismo etico e giuridico.

A questa intensa attività saggistica, Veca ha accompagnato per tutta la vita un grande impegno di «militante» della cultura in importanti Associazioni e Fondazioni italiane, in qualità di Presidente della Fondazione Paolo Grassi di Milano o come componente del Comitato etico dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

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