Sanremo fa boom in radio, Gabbani è il più ascoltato

Tutte le classifiche confermano il podio uscito dall'Ariston. Record di visioni sugli smartphone

Sanremo fa boom in radio, Gabbani è il più ascoltato

Poi c'è la radio. Prima arriva l'euforia del Festival di Sanremo, con milioni di clic quasi istantanei sui social e sulle piattaforme streaming a show ancora in corso. Ma è sempre la radio a decretare i reali vincitori dell'Ariston, sfuggendo alla compulsività dello streaming e distribuendo le canzoni anche a chi non le cerca. Questo è ancora (per poco, forse) il metro più credibile del successo popolare. In ogni caso, a una settimana di distanza, il podio di questa edizione si conferma premiato non solo online ma anche dalle playlist radiofoniche e dai dati di vendita. I primi cinque brani della finale sono all'incirca anche i più trasmessi dalle radio (dati Earone): Gabbani, Mannoia, Ermal Meta, Turci e Bravi, con l'eccezione di Samuel immediatamente sotto Mannoia.

Anche nella classifica Fimi riguardante le sole canzoni del Festival, l'ordine vede Gabbani, Mannoia, Bravi, Moro ed Ermal Meta davanti a Elodie, Sylvestre e Bianca Atzei, mentre Samuel è un po' più indietro, al decimo posto. E non era un risultato prevedibile perché molto spesso le vendite e l'airplay sconfessano il verdetto finale del Festival. Stavolta, a conferma di un trend alla vigilia pressoché inatteso da tutti gli addetti ai lavori, Occidentali's Karma di Gabbani trionfa in tutte le categorie, compresa quella del video streaming con oltre venti milioni di clic su YouTube tramite Vevo e una incalcolabile ma enorme quantità di «Ugc», ossia quegli «user generated content» creati da chi utilizza il video di Gabbani come spunto per divagare.

A conferma di un successo al momento colossale c'è anche il ritorno al ventesimo posto della classifica dei libri di La scimmia nuda di Desmond Morris, il cui contenuto è stato accostato al brano e se nella top 20 entrasse anche un testo sull'Eraclito di «panta rei», il miracolo sarebbe davvero compiuto. «Non riesco ancora a rendermi conto di tutti questi risultati - spiega lui -. Forse la spiegazione non è soltanto nel brano in sé ma anche nella voglia di profonda leggerezza del pubblico». Dopotutto, si sa, da sessant'anni il Festival interpreta alla perfezione lo zeitgeist, lo spirito del tempo, e Gabbani lo ha intercettato alla perfezione. E se il quarto classificato Il diario degli errori di Michele Bravi funziona meglio nelle vendite (terzo) che in radio (25esimo), Elodie si conferma mediamente in ottima posizione (sesta in classifica, 26esima in radio) e i grandi esclusi Gigi D'Alessio e Giusy Ferreri viaggiano appaiati nell'airplay (lei 30esima, lui 31esimo) giusto sotto Million reasons di Lady Gaga e sopra A un passo da te di Mina e Celentano. Molto più in basso, sempre a giudicare dalle trasmissioni radiofoniche, arrivano Alessio Bernabei (44esimo), Sergio Sylvestre (48esimo), il vincitore dei giovani Lele (49esimo), Zarrillo, Chiara, Clementino mentre, tra le Nuove Proposte, si piazza benissimo l'ingiustamente esclusa Marianne Mirage (71esima) molto più in alto di Maldestro premiato dalla critica (94esimo). Tra i Big, infine, soltanto Al Bano fa peggio in radio di Nesli e Alice Paba: lui 76esimo, loro 66esimi.

Però, al di là della contabilità più asettica, il Festival di Sanremo 2017 sarà ricordato davvero come quello dell'inversione di marcia. Finalmente l'Ariston fotografa, per lo meno in abbozzo, quanto siano cambiati i gusti e quanto il pubblico anagraficamente medio alto ascolti «musica liquida» attraverso cellulari o tablet (ed è anche quasi estinto il pregiudizio verso i cantanti dei talent show). Come scrive giustamente Enzo Mazza presidente della Fimi, ormai «chiunque anche con competenze digitali di basso livello e una età non proprio da millenial, è in grado di interagire con piattaforme come Facebook, Twitter e ascoltare brani in streaming, tramite app, senza grandi difficoltà.

Il 68% degli italiani ascolta musica tramite un device mobile e percentuali elevate si rilevano anche tra i 45 e i 65 anni».

Insomma, il Festival di quest'anno è la cartina al tornasole di questa evoluzione realmente determinante. E sarà difficile che il cast e le scelte discografiche dei prossimi anni non ne tengano conto.

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