Cultura e Spettacoli

Scienziati da Nobel? No, da Oscar

Gli interpreti dei film su Turing e Hawking spiegano come si sono calati nella mente di un genio

Benecitc Cumberbatch nel film Imitation Game
Benecitc Cumberbatch nel film Imitation Game

da Los Angeles

La ricerca dell'equazione perfetta per spiegare l'inizio del tempo e dell'universo; o della formula risolutiva di un grattacapo della computazione, capace di crittografare o decriptare un messaggio in codice. Due tra i film di maggior successo dell'anno, nonché pluricandidati all'Oscar, fanno riflettere sui quesiti della scienza: La teoria del tutto di James Marsh, su Stephen Hawking, l'astrofisico autore di Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo , malato di Sla dall'età di 24 anni, e The Imitatation Game di Morten Tyldum, sul matematico Alan Turing (1912-54), il quale svelò il codice della macchina Enigma dei tedeschi, dando un enorme contributo non solo alla sconfitta dei nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, ma anche alla nascita della tecnologia digitale. Entrambi inglesi ed emarginati, uno per la malattia e l'altro perché omosessuale.

C'è scienza anche in Interstellar di Christopher Nolan, da molti considerato il grande escluso dalla corsa agli Oscar: il genio/scienziato di turno è interpretato da Michael Caine, inglese pure lui, ma americano nella finzione, sorta di controfigura dell'astrofisico Rip Thorne, collega del celebre fisico Richard Feynman. Thorne, parallelamente ad Hawking elaborò la teoria del continuum spazio-temporale, così come della singularity , dei buchi neri e della possibilità di salti nel tempo, è stato consulente scientifico per Interstellar , avventura nello spazio radicata più nella teoria - questa è la sua convinzione - che nella fantasia. Viene in mente anche la serie tv Silicon Valley , su un gruppo di super nerd alla prese con l'algoritmo per una app di compressione dati che potrebbe renderli miliardari dalla sera alla mattina. Dunque la scienza conquista il mondo dell'intrattenimento.

«Turing è un personaggio straordinario, come lo sono le sue scoperte e i risultati delle sue ricerche», dice Benedict Cumberbatch, che lo interpreta in The Imitation Game (candidatura all'Oscar per lui). «Turing concettualizzò l'idea di un computer universale, e mise la teoria in pratica, costruendo macchine capaci di decifrare micidiali codici. Fu il primo a porre la domanda fondamentale nell'era dei computer: le macchine possono pensare?». Ma The Imitation Game , più che esaminare il genio matematico di Turing, si sofferma sulla sua omosessualità, e sul fatto che invece di essere celebrato dal governo britannico per aver aiutato a sconfiggere anzitempo la Germania, venne accusato di atti osceni e condannato alla castrazione chimica. Cosa che portò il grande matematico al suicidio nel 1954.

Anche La teoria del tutto esalta la figura dello scienziato, ma ancor più dell'altro film esamina la straordinaria forza di volontà del genio al centro della scena, Hawking, interpretato da Eddie Redmayne (candidatura all'Oscar anche per lui), il quale continua a pensare e a produrre nonostante la paralisi. Più che di equazioni, qui si narra della sua relazione coniugale con Jane (Felicity Jones), compagna e moglie di granitica lealtà.

«Credo che La teoria del tutto esalti la scienza in un doppio senso», dice Redmayne. «Mi spiego: la scienza di Hawking, da quando era studente a Cambridge nei primi anni '60 fino a oggi, e la scienza medica che gli ha consentito di rimanere ancora in vita - ha da poco compiuto 73 anni - a dispetto della prognosi infausta, soli due anni di vita, formulata quando aveva appena 21 anni. Nel film c'è il suo lavoro, con le epifanie in continua evoluzione sul concetto di tempo e i buchi neri. Ma c'è anche Jane, che per 20 anni, fino alla loro separazione, gli dà una grande forza, e tre figli, senza mai lamentarsi».

La scienza nel cinema fa spesso da sfondo a drammi umani: si pensi a A Beautiful Mind (2001) di Ron Howard, con Russell Crowe, o a Will Hunting - Genio ribelle (1997), di Gus Van Sant, con Matt Dillon. Ma mai Hollywood aveva osato avvicinarsi tanto a menti brillanti come ha fatto quest'anno con Turing e Hawking. «Ho avuto l'onore di conoscere di persona Stephen Hawking», racconta Redmayne. «Ero così nervoso che ho iniziato a balbettare. Non so perché gli ho detto di che segno sono - pensavo alle stelle - e gli ho chiesto di che segno è lui. Dopo una pausa, la voce di Hawking, tramite il computer, mi ha detto: “Eddie, io sono un astronomo, non un astrologo. Non ci capisco niente di queste cose”».

C'è chi critica i due film per l'approccio troppo disinvolto a soggetti complicatissimi e per alcuni errori oggettivi: in The Imitation Game , a esempio, Turing viene descritto troppo chiuso e socialmente inetto di quanto fosse in realtà, e viene data troppa importanza scientifica al personaggio di Joan Clarke (Keira Knightley), mentre viene del tutto omessa la collaborazione di Gordon Welchman, pedina fondamentale nel team di Turing per la decifrazione di Enigma. Mentre La teoria del tutto viene promossa per quanto riguarda lo sfondo scientifico e l'accuratezza del contributo dato da Hawking, ma molti osservatori ed esperti criticano un trattamento troppo buonista dello stesso Hawking, il quale pare non fosse così adorabilmente imbranato, ai tempi del college, ma a suo modo furbo e scaltro, anche con le donne; il regista James Marsh avrebbe inoltre edulcorato la separazione di Jane da Stephen, che non fu così amichevole e tenera come viene descritta nel film.

Ribatte Redmayne: «Secondo me quello che importa è capire come funziona la mente di un genio e in quale modo un individuo riesce a sopravvivere alle avversità senza lasciarsi abbattere e deprimere. La mente di Hawking ci ha insegnato che non soltanto l'universo è infinito nel suo contrarsi ed espandersi, e anche pieno di sorprese.

Come lo spirito umano».

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