Se la Berlinale soffoca sotto la politica

79 registi e registe tedeschi tra i quali Margarethe von Trotta, Volker Schloendorff, Maren Ade, Fatih Akin che hanno scritto una lettera aperta per contestare la direzione della Berlinale

Se la Berlinale soffoca sotto la politica

Di troppa politica il cinema muore. Lo affermano, con forza, i 79 registi e registe tedeschi tra i quali Margarethe von Trotta, Volker Schloendorff, Maren Ade, Fatih Akin che hanno scritto una lettera aperta per contestare la direzione della Berlinale, finora portata avanti da Dieter Kosslick. Un manager molto vicino alle tematiche dell'immigrazione e a quel mondo politicamente corretto che da sempre regge le sorti del cinema e della cultura. Kosslick è lesto a invitare regolarmente Frau Merkel alle proiezioni più engagées, ma sordo alle contestazioni, di giorno in giorno più decise. Le polemiche seguite, l'anno scorso, all'Orso d'Oro per Fuocoammare di Gianfranco Rosi, docufilm sugli sbarchi dei migranti a Lampedusa, rimangono una ferita aperta. E mentre Cannes cementa la sua posizione di festival d'autore e Venezia vale come piattaforma influente per gli Oscar, il festival di Berlino retrocede. Quali sono i filmoni usciti dal Kinopalast? E perché opere degne come Il figlio di Saul di Laszlo Nemes, per esempio, finiscono nelle sezioni parallele e non nel concorso? Invece di raccogliere le critiche, per cambiare profilo a una kermesse troppo vicina, come date, al più interessante Sundance, e troppo coinvolta nella grancassa migrazionista, Kosslick tace. Eppure, da anni Locarno batte Berlino, quanto a retrospettive. Non a caso il Ministro della Cultura e dei Media Monika Gruetters, visto che il mandato di Kosslick scade nel 2019, gli ha chiesto più trasparenza nelle linee-guida. E se la direzione dei festival è il proseguimento della politica con l'usbergo della Settima Arte, il futuro della Berlinale non è soltanto questione di vedute artistiche. Il 4 dicembre i firmatari della lettera aperta anti-Kosslick sono convocati alla Haus der Kulturen, a Berlino, per discutere dei futuri assetti del festival. Volendo riassumere lo stato della branca cinematografica tedesca, bastano sei parole: così non si può andare avanti.

Generi e generazioni devono confrontarsi, ci vogliono più film tedeschi di giovani autori e meno pionieri del passato. Per ovvi motivi, dalla lista dei contestatari è assente il nome del regista Tom Tykwer, presidente della Giuria internazionale alla Berlinale 2018, che si preannuncia battagliata.

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