Il declino di Williams. Ruoli troppo piccoli per un grande attore

Flop, parti da comprimario, commedie stucchevoli. E nell'ultima pellicola sembra predire la fine...

Il declino di Williams. Ruoli troppo piccoli per un grande attore

«Sulla mia lapide ci sarà scritto solo 1951-2014. Non l'avevo ancora capito ma il problema non sono le date, è il trattino». Naturalmente, ora che Robin Williams si è tolto la vita nell'infelice realtà della sua casa di Tiburon in California, una frase come questa pronunciata nella finzione dal suo personaggio nell'ultimo suo film, The Angriest Man In Brooklyn di Phil Alden Robinson, prende tutto un altro significato. Se non altro per l'aderenza tra vita e arte di Robin McLaurin Williams nato proprio nel 1951 a Chicago e morto ora, a 63 anni appena compiuti, con la lapide che riporterà appunto la scritta 1951-2014. La curiosità è che ancora una volta l'attore premio Oscar ha scelto di girare un film che avesse a che fare con la morte. Era già successo nel 1988 con Al di là dei sogni di Vincent Ward e Patch Adams di Tom Shadyac e, l'anno successivo, con L'uomo bicentenario di Chris Columbus. Ma in questo suo ultimo film, L'uomo più arrabbiato di Brooklyn che probabilmente non vedremo mai in Italia, il tema della morte è ancora più prossimo, più tangibile, a tempo determinato. Il film infatti, ispirato a quello israeliano del 1997 The 92 Minutes of Mr. Baum dell'attore-regista Assi Dayan, racconta di Henry per il quale ogni giorno è peggiore dell'altro. Sempre infelice e arrabbiato verso il mondo, lo è soprattutto ora nell'attesa della visita dal dottore. Dopo che la dottoressa Sharon (Mila Kunis) finalmente arriva, ecco la terribile diagnosi di un aneurisma cerebrale. Henry, ancora più burbero, le grida e urla quanto gli rimarrà da vivere. Ma anche la dottoressa è reduce da una brutta giornata e così, senza pensarci, di fronte a un tipo tanto insopportabile gli risponde che gli rimangono solo 90 minuti di vita. Ecco spiegato il suo conseguente discorso sulla lapide. Ma più che arrivare alle solite follie dietrologiche che già impazzano in Rete con la teoria della predizione della propria morte, il film può essere utile a capire perché la depressione dell'attore continuava ad andare avanti. Anche - soprattutto? - per i suoi indubbi problemi artistici.

Non deve essere certo facile, per un grande attore come lui che compare nei crediti di un centinaio di opere, accettare di finire relegato al mercato dei dvd, come è successo proprio con The Angriest Man In Brooklyn uscito così a maggio negli Stati Uniti, oppure chiamato per ruoli quasi da cameo come quello del presidente Roosevelt con i baffoni nella saga Una notte al museo 3 - Il segreto del faraone che almeno vedremo anche da noi il 15 febbraio 2015. Oppure ancora a non essere addirittura incluso nella locandina di un suo film come è successo con The Face Of Love di Arie Posin (passato peraltro in prima visione una settimana fa su Canale 5) con Ed Harris e Annette Bening invece ben visibili sul poster. Così gli potrà aver fatto sicuramente piacere essere stato chiamato nella nuova pazza commedia fantascientifica di Terry Jones dei Monty Python, Absolutely Anything con Kate Beckinsale e Simon Pegg, anche se, alla fine, il suo ruolo è quello del cane Dennis a cui prestare solo la voce.

E che dire di Boulevard di Dito Montiel altro film inedito presentato solo al Tribeca Film Festival in aprile e in attesa di una distribuzione? Nella pellicola Robin Williams interpreta una bancario sessantenne protetto da un matrimonio rassicurante. Ma la decisione improvvisa una notte di dare un passaggio a un giovane escort spingono il protagonista a confrontarsi con una omosessualità repressa troppo a lungo. Più in linea con i suoi ruoli comici Merry Friggin' Christmas , la commedia di Tristram Shapeero che dovrebbe uscire negli States entro la fine dell'anno, in cui Williams è Mitch, capofamiglia sui generis, che insieme al figlio Joel si ritrova a dover recuperare in tempo per Natale i regali per il nipote.

Ruoli eterogenei, anche drammatici, che rivelano - se ce ne fosse stato bisogno - la complessità di un attore capace di lavorare a tutto tondo. Ma il pubblico, e in parte anche la critica, l'avevano abbandonato da tempo (anche la sit-com The Crazy Ones è stata cancellata dal canale Cbs lo scorso maggio dopo appena una stagione).

Leggere i dati del box office dei suoi ultimi film da protagonista è sconfortante già per un suo fan, figuriamoci per lo stesso Robin Williams che, chissà, deve aver visto una via d'uscita solo in una maledetta cintura stretta intorno al collo.

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