Se i nuovi Nosferatu bevono musica e succhiano romanzi

Basta vampiri cafoni da porno-cultura adolescente, che devono morderti sul collo per tirare a campare in mezzo ad altri morti viventi, i cosiddetti umani, perlopiù devoti al consumo di massa frettoloso. È l'ora dei succhiasangue metaforici, colti, eleganti e malinconici. Gente pallida che si nutre d'un plasma speciale, sempre più raro: la cultura. Aristocratici che non dormono mai e perciò hanno un tempo infinito da dedicare alla lettura e all'ascolto musicale, vivendo appartati tra libri rari, liuti rinascimentali, chitarre vintage. Come Adam ed Eva, i raffinati vampiri punk di Solo gli amanti sopravvivono (dal 15 maggio), film-manifesto del sessantunenne Jim Jarmush, capofila dei registi indipendenti americani. Uno che, nato nell'Ohio, ha preferito studiare poesia alla Columbia Unversity, prendersi una borsa di studio della DAAD a Berlino, mettersi alla sequela di Nicholas Ray per imparare il suo sguardo e sfornare film romantici e divertenti: Daunbailò, Stranger than paradise, Coffee and Cigarettes gli hanno creato intorno un'aura trendy. E trasudano stile le sue creature notturne, qui impersonate da Tilda Swinton, cioè Eva, vampira che sopravvive a Tangeri, e Adam, ossia Tom Hiddleston, il suo amante secolare, che abita tra le rovine di Detroit. Del resto, Jarmusch non è Stephenie Meyer, madre della saga commerciale di Twilight e la Swinton, attrice, produttrice e musa di vari autori, non è Kristen Stewart. Stavolta il vampirismo alla True Blood non viene usato per titillare il lato oscuro delle ragazze e dei ragazzi in via di sviluppo, ma come metafora d'un desiderio insaziabile, che coincide con il bisogno di bellezza, di arte, di buone letture, di calma. Qualcosa di sconosciuto per i nativi digitali e che ha molto a che fare con le nostre strade sempre più buie, orfane di teatri, librerie storiche e sale cinematografiche. Così, se stiamo perdendo l'abitudine di volgere la mente a bisogni meno elementari, la coppia ci ricorda che un'altra vita è possibile. E che la vera controcultura, adesso, è fatta di silenzio interiore, buone conversazioni e gusto estetico.
Protesta generazionale, mentre ragazzini sempre più zombie, chiusi nelle camerette, si interfacciano solo con la Rete? Anche sì, considerando per esempio, che Eva riesce a capire l'età di un oggetto, semplicemente sfiorandolo con i suoi delicati polpastrelli e che Adam, seducente capellone anni Settanta, sulle pareti della sua stanza a Detroit ha appeso i poster di Buster Keaton e di Mark Twain, fonte d'ispirazione per Jarmusch: è al suo ultimo libro, Il diario di Adamo ed Eva, che si rifà il copione. Nella valigia di Eva, bionda algida che a Tangeri conversa col drammaturgo Christopher Marlowe, suo mentore e confidente, ci sono selezionati volumi di Lord Byron e Paul Bowles, da lei letti con rapidità sovrumana. Però non risultano noiosi, questi amanti cool. Anzi. La storia è un racconto d'amore binario: tra gli amanti vampiri e per la conoscenza. E non c'è il trombonismo del vecchio maestro, che vuol lasciare ai giovani un testamento artistico, ma delicata ironia. Come quando, nella vita dei due irrompe Ava (Mia Wasikowska), la sorella di lei. Volgaruccia, con abiti a pois e scarpe con la zeppa alta, Ava viene da Los Angeles, la casa-madre degli zombie. E vuole sangue a ogni costo: non gliene frega niente dello squisito elisir biologico rosso, che Adam ed Eva bevono come rosolio, da bicchierini dorati. Tra le chitarre vintage, i dischi in vinile e i vecchi strumenti elettronici di Adam, Ava è pronta ad avvelenare il pozzo spirituale degli amanti, né è casuale che lei provenga dalla città degli hollywooditi, dove il profitto è tutto. Del Quintetto di Schubert, lei se ne impipa: vuole sesso, sangue e rock'n'roll.


Fotografato in modo voluttuoso, pieno di musica - da Josef van Wissem a Wanda Jackson e alle canzoni della band di Jarmusch, gli Squrl -, Solo gli amanti sopravvivono rilancia il vampirismo culturale contro la morte dello spirito.

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