Cultura e Spettacoli

Con un "Selfie" ben riuscito la Ventura torna sull'onda

Successo di ascolti per lo show di Canale 5 che aiuta le persone a cambiare: 20% di share. Critica divisa

Con un "Selfie" ben riuscito la Ventura torna sull'onda

Maria De Filippi conosce molto bene il pubblico televisivo. Conosce molto bene la pancia del pubblico dei canali Mediaset. Conosce molto bene il gusto popolare e sa che la maggior parte della gente, quella che alla sera resta a casa perché non ha molti soldi da spendere per ristoranti, teatri e cinema, vuole soltanto svagarsi e dimenticare le afflizioni quotidiane per due ore. Difatti Maria De Filippi, ancora una volta, ha centrato un programma televisivo. Nel senso più importante per una tv privata: gli ascolti televisivi che si legano direttamente agli introiti pubblicitari. Insomma, Selfie, le cose cambiano, il nuovo show di Canale 5 che vuole dare una svolta alla vita delle persone ha debuttato lunedì sera con un ottimo risultato Auditel: 4.183.000 telespettatori medi, share del 20,23 per cento. Numeri positivi sia in relazione alla media del canale, sia in relazione alla genesi del programma, destinato in origine a Italia Uno e poi traslocato su Canale 5 per sostituire un altro show. Un ottimo ascolto anche sul pubblico giovane (20 per cento di share tra i 15-34 anni e 24 per cento tra i 15-19 anni, addirittura 32 per cento tra le donne giovani della fascia 15-34 anni). Insomma per la De Filippi (per la sua società Fascino che coproduce insieme alla società Pesci combattenti) e per Mediaset un chiaro successo. Che si porta dietro anche una conclamata rinascita di Simona Ventura, uscita malconcia dall'esperienza televisiva dopo l'addio a Sky, in bilico nel pantano dell'Isola dei famosi e tirata a lucido per il nuovo debutto sull'ammiraglia Mediaset.

Dunque perché stare a sottolineare, come hanno fatto ieri alcuni critici tv, che lo show poteva essere costruito con una maggiore raffinatezza, magari con una giuria più professionale, meno «gigiona», meno litigiosa e magari esperta delle cose che doveva giudicare? Perché stare a rimarcare che l'ambizioso obiettivo ventilato nella presentazione del programma di aiutare psicologicamente le persone «a ritrovare sicurezza in sé», a «dare una scossa alle loro esistenze», a «ricominciare da se stessi per rinnovare ogni aspetto delle loro vite», nella realtà si risolve in operazioni chirurgiche che mettono a posto nasi, tette, pance, orecchie e denti? O più semplicemente in sedute di make-up, hair stilying o look? Perché stare a punzecchiare una Ventura che, nonostante la solita assoluta professionalità, prova poca empatia per i concorrenti afflitti dai loro piccoli grandi drammi estetici? E suggerirle, magari, di dare meno retta a stilisti che la vogliono agghindata con vestitini azzurrini da fatina?

Forse perché Mediaset lunedì stesso partecipava alla giornata mondiale sulla televisione di qualità.

E, allora, i critici tv, si domandano: ma se uno show ha già in sé le caratteristiche per avere successo, che sono semplicemente quelle date dalla curiosità dello spettatore di vedere trasformati dei «brutti anatroccoli» in principi e principesse (come del resto recitava il titolo del capostipite di questo tipo di programmi) perché mai andare a inquinare questa impostazione con improbabili giudici o mentori come Paola Caruso, Tina Cipollari, Katia Ricciarelli, Mariano Di Vaio, Simone Rugiati, Alessandra Celentano (molti dei quali lanciati e legatissimi a Maria De Filippi) che non sono notoriamente esperti di chirurgia, estetica, dress code? Certo, la risposta è semplice: si vuole alleggerire una trasmissione basata sui difetti e le tristezze della gente, si vuole fare un po' di baldoria, scherzarci su. Giustamente. Però, alla fine, succede che la mitica Tina litiga con Gemma Galgani, la star di Uomini e donne over e poi con la Ricciarelli che offesa lascia (solo per un po') lo studio, che la pettoruta Paola lancia indescrivibili gridolini mentre fa allusioni sessuali.

Insomma, forse il pubblico avrebbe apprezzato lo stesso anche senza questo teatrino.

Ma, forse, sentenziarlo dopo aver visto i risultati Auditel è fin troppo facile.

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