"Senza mio marito non vivevo Ora riparto, in tv e al cinema"

La più grande delle nostre soubrette parla del suo lutto. E annuncia: "Reciterò con Mandelli dei Soliti Idioti"

"Senza mio marito non vivevo Ora riparto, in tv e al cinema"

Indistruttibile. Da sempre dici Goggi e dici energia, tenacia, vitalità. Ma forse è proprio oggi, a sessantadue anni (e dopo cinquanta di carriera, in tutti i campi e ai massimi livelli) che Loretta Goggia sta conquistando il suo successo più importante. Il ritorno in tv nel Tale e quale show di Carlo Conti, e al cinema in Pazze di me di Fausto Brizzi (oltre ad un musical in teatro) confermano: la più versatile showgirl italiana sta avendo ragione del dramma che rischiava d’interromperne per sempre l’inimitabile attività. La scomparsa - nell’aprile 2011 - dell’amatissimo marito, pigmalione e maestro: il ballerino e coreografo Gianni Brezza. «I primi mesi sono stati di annichilimento totale», ricorda.

Si può spiegare meglio?
«Quando con un uomo hai condiviso tutto, in trentadue anni di vita, ritrovarti sola a tavola è atroce. Senza Gianni non vivevo più. Semplicemente. Non uscivo, non dormivo, non mangiavo; ma intanto ingrassavo, perchè la mia tiroide era impazzita, e precipitavo in un baratro. Due le cose che m’hanno salvata. Mia sorella Daniela, che ha capito che così mi perdevo, e che per scuotermi ha fatto finta di avere bisogno di me: “Accompagnami là”, “Portami di là”, “Aiutami a far questo, a far quello”. E poi Dio. Perché, in fondo, la terribile solitudine di quei mesi aveva già in sé il rimedio. Il tempo. Io ho avuto tutto il tempo di pensare a Dio. E Lui quello di occuparsi di me».

Poi sono arrivati Carlo Conti e Fausto Brizzi (il regista di Notte prima degli esami e Maschi e femmine).
«Solo Carlo poteva convincermi a rimettere piede in uno studio tv. È una persona perbene e un gran signore. Celebrandomi a I migliori anni mi ha sbloccata. E la prossima stagione parteciperò di nuovo al suo Tale e quale show. Brizzi, invece, ha saputo riportarmi al cinema: in Pazze di me (storia di un giovanotto - Francesco Mandelli, dei Soliti Idioti - che vive con sette donne) sarò una severissima madre, soprannominata dai figli “sergente Hartman”, come il marine istruttore di Full metal Jacket. Abbandonata dal marito, l’inflessibile signora reagisce sfogandosi sui figli e non volendo più sentir parlare di uomini».

E poi tutti la vorrebbero di nuovo in teatro, memori dei quattro anni di trionfi di Hallo Dolly!
«Con Massimo Romeo Piparo abbiamo il bellissimo progetto, per il momento sospeso, di realizzare Mame, il musical tratto dal best-seller di Patrick Dennis e già interpretato da Rosalind Russell e Lucille Ball. Costa troppo, purtroppo, per questi tempi di crisi. Ma io non dispero: prima o poi faremo anche questo».

Insomma: sempre inarrestabile. Eppure, già bimba-prodigio negli sceneggiati anni 60, attrice coi mostri sacri , diva del varietà tv, cantante da un milione di copie con Maledetta primavera, la Goggi non è mai stata diva.
«Gassman mi diceva: “L'attore deve stare in scena, più in alto della platea. Cioè deve mantenere la distanza, o perde in carisma”. Io la distanza l’ho mantenuta, ma non per fare la diva. Perché sono fatta così. Genio e sregolatezza? Andavo a letto con la borsa dell’acqua calda. Sdegnosa? Ma no, timida. Prima della classe? Curiosa di tutto, semmai, ma senza esibizionismi. Il che, a ben guardare, alla mia carriera non ha giovato».

In che senso?
«Mai conosciuto alcun direttore generale. Mai avuto raccomandazioni, mai frequentato il bel mondo, mai intascato tessere di partito. Mio marito mi diceva: se conquisti il successo con le tue sole forze, il successo dura. Se no addio. Per questo negli anni 90 mi allontanai dalla tv: erano i tempi dei quiz a tutte le ore, delle telefonate da casa, dei “Come ti chiami e da dove chiami?”. Insopportabile».

Altro aspetto che la rende unica: in un mondo dello spettacolo spesso preda di pressappochismo e sciatteria, la Goggi è sempre stata modello di professionismo ineccepibile, all’americana.
«Non tollero l’improvvisazione, la faciloneria. Sarà che la parola d’ordine dei miei maetri - Majano, Falqui, Baudo - era “prova, riprova, riprova ancora”. Oggi invece sembra che il successo sia solo frutto d’un caso, un premio al gratta e vinci. Hai la tua botta di fortuna? Coglila al volo, e finirai in copertina. Ma è una festa che dura poco. Io, con la mia disciplina un po’ da rompiscatole, ho sempre lavorato per finire sull’albo d’oro. Mentre di chi ha vinto l’ultimo reality fra dieci o vent’anni, chi si ricorderà più?».

E oggi perché

lavora l’inarrestabile Loretta?
«Anche per rappresentare un esempio. Soprattutto per i giovani. Ai quali vorrei dire: non abbandonate la Fede, riscopritela. È la Fede che dà forza di vivere. Io posso ben dirlo».

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