Riprendere quei riti che appartenevano alla nostra vita quotidiana significa gustare sapori particolari persino imprevisti. La prima cena a casa di amici, l'aperitivo, comprare una maglia nuova. L'emergenza ci ha portati ad attribuire significati ben diversi a cose normali ed ecco che visitare l'anteprima di una mostra la cui inaugurazione è slittata in avanti di oltre due mesi, non è più abitudine scontata ma ragione di una certa emozione. Così come rivedere i colleghi giornalisti, scambiare due parole oltre le mascherine, mettersi disciplinatamente in coda per espletare le formalità di sicurezza, serie e ragionevoli.
La nuova mostra è alla Citroniera della Reggia di Venaria Reale, Torino (da oggi al 20 settembre): Sfida al Barocco e magari anche sfida al virus, alla paura, alla negatività di chi dice che niente sarà come prima (resti pure a casa, nessun problema). Oltre a rappresentare il clou della stagione, questa grande rassegna sulle arti tra Sei e Settecento anticipa di qualche giorno la riapertura dei musei torinesi (il 2 giugno sarà il turno del Museo Egizio con una giornata gratis per mille prenotati, verso il sold out, e dei Musei Reali) con le nuove regole del distanziamento sociale che imporranno al pubblico un comportamento diverso e non è affatto detto sia peggio di prima, anzi.
In particolare con la bella stagione, Venaria gode di spettacolari giardini che permetteranno l'ingresso a 250 persone all'ora suddivise in blocchi di 10 minuti. Evitare i raggruppamenti certo, le passeggiate sono salve e diverse attività all'aperto saranno proposte nel programma estivo. In mostra e alla Reggia, invece, possono entrare 50 persone ogni mezz'ora e non trattenersi per oltre 90 minuti. Per terra sono stati applicati dei riquadri colorati con il disegno stilizzato del nodo Savoia che indicano la distanza da mantenere rispetto agli altri visitatori e lo stesso vale per le sedute. Esclusa la concentrazione nelle sale, gentili ed educati mediatori culturali (non vigilantes, per carità!) faranno in modo di mantenere il flusso regolare. Non ho chiesto esplicitamente, ma mi pare ovvio che sia possibile visitare la mostra in ristretta compagnia: certo è presto per le gite di classe ma tornerà anche quel tempo.
Un'abitudine che certo dobbiamo prendere subito è quella della prenotazione e dell'acquisto online, proprio come per la partita, il teatro, la lirica, il concerto rock e le grandi mostre all'estero: il biglietto elettronico scaricato sullo smartphone riporterà il giorno e l'ora. Resta la possibilità del «last minute», chi proprio non può farne a meno aspetterà pazientemente in coda e rischierà di non trovare posto. D'altra parte c'è chi si ostina a non installare il telepass e preferisce le file ai caselli...
Prima di entrare alla Reggia bisognerà passare l'esame del termoscan: sopra i 37.5° si torna a casa. Sarà necessario tenere conto di questi passaggi obbligatori, calcolare i tempi, essere in anticipo sull'ora fissata, come quando si deve andare a prendere l'aereo. Obbligatoria la mascherina, sospeso il servizio di guardaroba, mentre bar e libreria funzionano regolarmente.
Finalmente in mostra, è il caso di dire, accolti da Paola Zini e Guido Curto, presidente e direttore: sorridenti e fiduciosi per un nuovo corso che non solo premierà un pubblico più attento e consapevole, ma anche proverà a instaurare una diversa lettura dell'opera d'arte, lontano dal consumo fast food che poco lascia e niente trasmette. Sfida al Barocco è una mostra molto impegnativa e ricca, con circa 200 prestiti dai musei internazionali - dipinti, sculture, arredi, arti applicate e decorative- organizzati in 15 sezioni che si svolgono soprattutto tra Roma, Torino e Parigi in un arco di tempo che va dal 1680 al 1750, quando il Barocco è ormai sfociato nel rococò e nel neoclassico.
Recepita come una tendenza pomposa e magniloquente, il Barocco contiene gli effetti della propria perversione: è arte letteraria, citazionista, teatrale, coltissima e, soprattutto, primo movimento internazionale che per l'ultima volta nella storia pone al centro l'Italia e comincia a guardare insistentemente a nord, in particolare verso Parigi. Alcune opere sono di qualità straordinaria: Gli attributi delle arti di Jean-Simenon Chardin (1731), Diana ed Endimione di Francesco Trevisani (1695-1711), La partenza di Enea da Cartagine di Corrado Giaquinto (1735), la Galleria Immaginaria di vedute di Roma moderna di Giovanni Paolo Panini (1757), l'erotico Nudo femminile di schiena di Pierre Subleyras (1732) e il malizioso Donna che indossa la giarrettiera di François Boucher (1742), Nozze di Amore e Psiche di Pompeo Batoni (1756). Senza dimenticare gli schizzi del Guarini e i mobili dell'ebanista del re Pietro Piffetti.
Ora tocca a noi, pubblico, accettare la sfida del Barocco, uscire di casa senza timore e ricominciare a nutrirci d'arte, che queste opere hanno vissuto diverse pestilenze e ne sono comunque uscite indenni, anzi più forti.
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