La sfida Ford-Ferrari rivive in un gran biopic

di James Mangold con Matt Damon, Christian Bale, Caitriona Balfe, Remo Girone

La sfida Ford-Ferrari rivive in un gran biopic

Tutto nacque dal tentativo di Henry Ford II di comprare la Ferrari, il marchio sportivo vincente, un ritorno d'immagine fondamentale per l'azienda da lui posseduta. Era il maggio del 1963 quando Lee Iacocca, incaricato di concludere l'acquisizione, si trovò l'aut aut di Enzo Ferrari («o la Ferrari mantiene la sua autonomia nelle decisioni da prendere nell'ambito del reparto corse, o non se ne fa niente») e la trattativa saltò. A Ford non andò giù, tanto da non badare a spese, investendo in un team di ingegneri e designer per scalzare il Cavallino Rosso dall'abituale gradino più alto della 24 ore di Le Mans. Era il 1966. Il film, diretto ottimamente da James Mangold, racconta tutto questo e molto di più. È, prima di tutto, una storia di amicizia. Quella tra Carroll Shelby (un impeccabile Matt Damon), vincitore della corsa nel '59, costretto a ritirarsi per motivi di salute, divenuto un progettista straordinario e Ken Miles (Christian Bale, all'ennesima strepitosa interpretazione della sua carriera), il suo collaudatore, dal carattere non propriamente semplice, pilota dal talento straordinario, perché ci sono abilità che, o le hai dalla nascita, o nessuno te le insegna. I due, nonostante gli ostacoli e le obiezioni poste dagli uomini di marketing della stessa casa automobilistica («non è un uomo Ford»), riusciranno a presentarsi in pista, per sfidare, ad armi pari, il colosso di Maranello e il suo pilota di punta, Lorenzo Bandini, qui rappresentato troppo duramente. Dispiace che la Ferrari non ne esca bene. I suoi meccanici vengono trattati come degli ingenui provincialotti e il Ferrari restituito da Remo Girone non convince.

Però, poca cosa davanti all'alchimia dei due protagonisti (molto tenero anche il rapporto di Miles con il figlio), a una rappresentazione della gara finalmente convincente e coinvolgente, a una fotografia da Oscar, a una sceneggiatura che sa equilibrare sorrisi, drammi, adrenalina. Un film non solo per amanti delle corse, insomma, ma adatto a tutti. Di questi tempi, non propriamente una cosa usuale.

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