Si scarta, si copre, si nasconde eppure non c'è nulla di più vitale della... cacca

La mostra al Bioparco di Roma fino al 30 giugno

Si scarta, si copre, si nasconde eppure non c'è nulla  di più vitale della... cacca

È una bellissima mattina primaverile, a Roma, il cielo è sgombro di nuvole, il sole brilla come sempre da cinque miliardi di anni a questa parte, gli uccellini cinguettano sugli alberi di Villa Borghese, e al Bioparco c'è una splendida mostra di cacca. Sì, avete capito bene, per la precisione una mostra sulla cacca degli animali.

Gli inglesi imprecano esclamando «Shit!», i francesi «Merde!», noi quando si vuole mandare qualcuno a quel paese lo mandiamo metaforicamente a fare la cacca (chissà perché, tra l'altro). Mentre qui al Bioparco è tutto un meraviglioso elogio della cacca, non in chiave dadaista ma gioiosamente naturalista. Il presidente del Bioparco, Federico Coccia, mi accoglie con un entusiastico «Siamo nella cacca, Massimiliano!» e mi conduce all'interno del percorso didattico della mostra (La cacca, storia naturale dell'innominabile, info www.bioparco.it), va da sé minato di cacche da evitare o da riconoscere (con tanto di cartelli: «Chi l'ha fatta questa?»). «Una mostra pensata per i bambini, dove però anche gli adulti imparano qualcosa» dice Coccia.

Si impara, per esempio, non solo che senza gli escrementi non ci sarebbe la vita, perché la cacca funziona da fertilizzante e dunque viene riconvertita in energia dalle piante. Ma c'è anche la cacca come strumento di comunicazione, nell'uso che ne fanno molte specie, tipo i bradipi: depositano le feci a terra per avere informazioni sugli altri simili vicini, soprattutto quando è il momento di accoppiarsi. Gli ippopotami, invece, la usano per orientarsi, come Pollicino, seminandola quando si allontanano, ripercorrendo la strada al contrario attraverso l'odore. I cinghiali la fanno tutti in una grande latrina che funziona come un bollettino locale, informando chiunque faccia parte del gruppo sullo status sociale degli altri membri.

Inoltre non tutti sanno che la cacca brucia: ci sono molte popolazioni umane che ancora oggi usano gli escrementi degli animali per scaldarsi. Le termiti concimano veri e propri orti con i propri escrementi (hanno inventato l'agricoltura molto prima di Homo Sapiens!), oltre a costruirci i termitai, veri e propri grattacieli di cacca. E mica solo le termiti: perfino gli uomini migliaia di anni fa usavano fango e sterco di mucca per le popolazioni più povere. Per i cuccioli di elefante, invece, poiché non hanno ancora gli appositi batteri per digerire il cibo, la dieta prevede di mangiare un po' di cacca della mamma. Non storcete il naso: è la natura, signore mie.

Sappiate che la cacca più grande è quella della balenottera azzurra: venticinque centimetri di larghezza e parecchi metri di lunghezza, a vedersela in mare farà più paura di uno squalo bianco. Mentre la più piccola è del pipistrello farfalla, grossa appena quanto una capocchia di spillo. La più puzzolente? Quella dell'orango dopo che ha mangiato un frutto che si chiama durian, ma c'è perfino chi, nel corso di una vita, non la fa mai. Come l'insetto di nome Effimera, che vive solo un giorno, si deve sbrigare, non perde certo tempo a fare la cacca.

Per noi umani resta una schifezza, più o meno un tabù, fatti salvi coprofili e coprofagi dell'erotismo più estremo. Sebbene ci siano animali che si nutrono delle proprie feci perché in grado di digerirle nuovamente, come i conigli. Luis Buñuel, nel film Il fantasma della libertà, mette intorno a un tavolo delle persone sedute su dei water, mentre per mangiare bisognava andare in appositi sgabuzzini; quando arriva una bambina e dice «Mamma, ho fame», la mamma risponde «Maleducata, non si dicono queste cose a tavola!». D'altra parte il surrealismo ha sempre considerato il pudore verso le proprie feci un simbolo dell'ipocrisia borghese.

Tuttavia considerate che fra tutti gli animali gli scimpanzé, più geneticamente vicini agli esseri umani, usano la cacca per affermare il proprio potere, saranno borghesi pure loro? In ogni caso il più sfacciato degli umani fu Piero Manzoni, che vendette la sua cacca d'artista. Ma la mise in tante scatolette, anche lui si vergognava di farla vedere.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica