Il sogno di Hayek e la realtà del bitcoin

Denazionalizzare la valuta è un modo per liberarci dai controlli Statali

Carlo Lottieri

La pubblicazione del volume di Friedrich von Hayek sulla libertà monetaria (Denazionalizzare la moneta, Rubbettino, euro 15) è tutto fuorché la semplice riproposizione di una tappa della storia del pensiero economico. Come spiega Lorenzo Infantino nelle pagine introduttive, le tesi hayekiane sono oggi cruciali se si vuole provare a rimettere sui propri binari un Occidente prigioniero di logiche fallimentari.

L'economia contemporanea è un capitalismo dimezzato, dal momento che una (relativa) libertà d'iniziativa deve fare i conti con valute politicamente controllate e, per questo, destinate a essere inflazionate. Poiché ogni tassazione causa impopolarità, le classi politiche spesso trovano opportuno sottrarre ricchezza con la semplice emissione monetaria. Da qui il continuo succedersi di crisi.

In Europa, di fronte a questi fallimenti ricorrenti, si è pensato di realizzare quell'unità monetaria che Hayek avversò ancor prima che essa nascesse. A suo giudizio, infatti, essa «avrebbe alla fine unicamente l'effetto di dare ulteriore forza alla fonte di tutti i mali monetari, vale a dire il monopolio dell'emissione e del controllo della moneta». Hayek prende la direzione opposta e suggerisce di aprire alla concorrenza. Se la sua proposta venisse adottata non soltanto avremmo un capitalismo finalmente basato su monete di mercato: il mancato controllo del sistema monetario aprirebbe pure questo ambito alla creatività e all'inventiva di nuovi imprenditori. Gli argomenti hayekiani rigettano sia le tesi dei sovranisti italiani che auspicano il ritorno alla liretta nazionale (per poter inflazionarla a piacere), sia l'ostinazione di chi ancora sembra non avvedersi che, dando vita all'euro, si è entrati in quella situazione drammatica che il premio Nobel già aveva previsto evocando «l'estrema improbabilità che i Paesi membri possano essere d'accordo sulla politica che la comune autorità monetaria debba adottare». Né nazionalista, né tecnocratico, Hayek adotta una logica coerentemente liberale quando auspica una liberalizzazione monetaria che dia a chiunque la facoltà di emettere e gestire una propria valuta.

Per lungo tempo l'auspicio di Hayek sembrava destinato a essere confinato nel regno dell'utopia. Le cose sono cambiate con l'avvento di bitcoin. Impossibilitata a crescere oltre una certa soglia, questa moneta digitale deterritorializzata si candida a rappresentare un'alternativa alle valute di Stato ed è priva di una banca centrale che la gestisca. Hayek non poteva immaginare questi sviluppi. Quando avanzò la sua proposta di creare un ordine monetario concorrenziale la rivoluzione telematica non era ancora iniziata.

In questo scritto geniale degli anni Settanta, però, vi sono intuizioni che ci aiutano a capire come le nostre libertà fondamentali non siano mai al sicuro se vi è chi, in ragione del monopolio della forza, domina l'intero sistema monetario. Denazionalizzare la moneta vuol dire restituirla al mercato e al gioco sociale: un obiettivo che oggi non è per nulla irraggiungibile.

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