Ebbene sì: cinquantamila biglietti solo in prevendita. E l’attesa è di sessantamila. Praticamente come quattro Forum di Assago tutti esauriti (ma forse con meno spese organizzative). Qualcuno penserà che il Gods of Metal, il più grande festival heavy metal d’Europa (da oggi a domenica a Rho Milano Fiera), sia una roba cheap, diciamo da tamarri e analfabeti musicali. Invece no. È un investimento sicuro. E non solo per i promoter dei concerti, che vanno tranquilli. Ma pure per il pubblico. Che ogni giorno si troverà davanti fin dal primo pomeriggio una lunga sfilata di gruppi più o meno conosciuti (gli Ugly Kid Joe domani, The Darkness al sabato e i Black Label Society alla domenica) ma soprattutto quattro autentiche istituzioni del rock duro. Manowar oggi. Guns N’Roses domani. Motley Crue sabato. E Ozzy Osbourne domenica (con Geezer Butler dei Black Sabbath e Slash ex dei Guns N’Roses in lite cronica con Axl). In totale ben più di trecento milioni di copie vendute. L’essenza di un genere estremo, l’heavy metal o rock duro o chiamatelo come volete, che nei decenni è stato sputtanato dalla critica musicale (con qualche ragione) ma esaltato dal pubblico (con altrettante ragioni). L’hard rock è nato dalla degenerazione giovanilistica del rock e del blues grazie all’enfasi del virtuosismo, all’esagerazione dei testi e, tutto sommato, del volume. Gli accordi sono più o meno gli stessi. La potenza di suono no, visto che un assolo di basso di Joey DeMaio dei Manowar, quello di batteria di Tommy Lee o un acuto di Axl Rose (quando ancora ne riesce a fare…) sono nettamente più rumorosi di qualsiasi altra cosa si ascolti in campo rock. Senza parlare di Ozzy Osbourne, che è l’interprete perfetto - anche ora che ha 64 anni quasi compiuti - di ciò che il rock duro rappresenta: volume e fede alta. Amplificatori a manetta. E credibilità pure, anche se lui, fondatore dei Black Sabbath e miracolo della scienza visto che è ancora vivo nonostante gli eccessi, è ormai un cantante senza voce. Il metallo non brilla più in classifica, anzi si è arrugginito. Ma luccica ancora sul palco. Ognuno dei gruppi simbolo del genere (e al Gods of Metal ci sono quasi tutti) garantisce un seguito di pubblico fedelissimo.
È l’ultima frontiera dei «die hard fans», i fans duri a morire che seguono e seguiranno i propri idoli fino alla fine. Per intenderci, smetterà prima Ozzy di fare concerti che i suoi tifosi di comprarne il biglietto. E c’è da capirli. In una fase musicale traseunte – oggi funziona un artista ma domani chissà, probabilmente no – gli hard rockers sono rimasti tra gli ultimi a garantire sempre il biglietto. A parte poche eccezioni (gli U2 ad esempio o le super icone stile Neil Young e Aerosmith), chi ama il vecchio rock giocato su chitarra e batteria ha bisogno di punti di riferimento. Loro senz’altro lo sono. E lo dimostra il nuovo tour europeo dei Motley Crue, una delle band più disastrate della storia con una quantità di overdose e arresti che neppure ad Alcatraz, che è tutto pieno di sold out e di recensioni entusiaste. Magari il merito è di Rock of ages, il film musical con Tom Cruise che in sostanza esalta questa epopea musicale.
O forse il segreto è in quello che Gianbattista Vico riconduceva ai corsi e ai ricorsi. Ozzy e compagnia cantante sono stati centrali nella musica e nel costume tra gli anni ‘70 e ‘80. Poi hanno iniziato a vivere di rendita, con pochi dischi in classifica (Ozzmosis è andato bene, gli altri lasciamo perdere) ma con un decisivo aumento di credibilità nostalgica. La rinascita. Riflessi di cronaca li hanno attizzati (il matrimonio di Tommy Lee con Pamela Anderson, il reality The Osbournes e il cupio dissolvi di Axl Rose). Però a far la differenza è stata l’affidabilità: questi qui sono sempre in tour, con spettacoli kolossal e alta resa rituale.
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