Il bello di Cesare Cremonini è che non te lo aspetti. E' un cantautore ma sul palco si scatena come un rockettaro. Quando parla, è delicato e quasi curiale eppure corre i rally con l'acceleratore a tavoletta. Forse è la sua marcia in più: l'eclettismo. Sarà per questo che festeggia il suo (ennesimo) anno d'oro: un disco (La teoria dei colori) applaudito dalla critica e anche dal pubblico. Un singolo pigliatutto (Il comico è stato per tre mesi il più trasmesso dalle radio). Un tour pressoché esaurito. E prospettive esaltanti che lui qui, a modo suo, fa sgocciolare discretamente dalle sue parole. Così.
Caro Cremonini, a tutto questo si aggiunge pure il suo ruolo ne Il cuore grande delle ragazze, il film con Pupi Avati.
«Per me, un piacere assoluto. E, nonostante io abbia l'ossessione della musica, ho proprio voglia tornare in vacanza al cinema».
Quindi ha già qualche proposta.
«La accetterei solo a patto di avere a che fare con artisti grandi come Pupi Avati».
Vacanza in vista?
«No, tra qualche mese inizio a scrivere le canzoni per il nuovo disco che probabilmente uscirà nel 2014».
Come sarà?
«Se artisticamente mi guardo allo specchio, mi sento l'ultimo dei cantautori. Per motivi generazionali. E perché non smetto mai di guardare al passato della nostra canzone».
Un nostalgico, insomma.
«Macché, mi piace studiare le parole. Ma senza rinunciare a intrattenere e divertire».
Sembra l'«agenda Jovanotti».
«Lui è un riferimento per chiunque faccia musica in Italia. L'altro giorno al telefono, quando ci siamo sentiti per gli auguri, gli ho detto che i suoi testi mi ricordano per lucidità quelli di Guccini, che ha appena pubblicato un album meraviglioso, il suo ultimo».
In estate Jovanotti debutterà negli stadi. Magari la invita.
«Diciamo che mi ha già invitato alla sua festa».
E lei?
«Con il mio solito entusiasmo per lui, ho detto sì. Ma non so ancora dove».
Magari a San Siro.
«In ogni caso voglio continuare a suonare dal vivo portando il mio show a più gente possibile. E, chissà, chiudere il tour con un grande evento».
Dopotutto è stata una delle tournèe più ricche dell'anno.
«Tutto esaurito ovunque tranne Perugia e Napoli. E il concerto di Bologna è stato triplicato. Dopo dieci anni sono tornato nei grandi palasport, che sono la vera prova del nove per qualsiasi artista. Per capirci, la gente va a vedere i Pearl Jam anche se non ha comprato il loro ultimo disco. Ci va per sentirli. E a me, dopo tanto tempo, non bastava più essere riconosciuto come un buon autore: volevo la patente da performer».
Obiettivo raggiunto, pare.
«So cosa voglia dire essere snobbato. E so che in Italia le etichette (nel suo caso quella di ex Lúnapop - ndr) fanno fatica a essere cancellate. Perciò è stata una doppia soddisfazione».
Talvolta per aprire un nuovo capitolo serve partecipare al Festival di Sanremo.
«Ma chi nasce senza Sanremo, come me, ne sente meno l'esigenza. Invece chi è nato al Festival, giustamente prima o poi ci torna».
Una punta di snobismo da cantautore?
«Ma no, semplicemente la mia culla sono stati il passaparola e le radio».
Quindi niente Ariston.
«Fabio Fazio mi ha invitato facendomi tanti complimenti. Ma non penso che Sanremo abbia bisogno di me. Quest'anno ci sono tanti nomi importanti e lo guarderò per imparare. Ma a Fazio, che stimo, ho detto di no».
In ogni grande anno rientra anche qualche no.
«Specialmente in un anno che mi sembra durato il doppio. O il triplo tanto è stato intenso. Il ricordo più intenso? Il duetto con la Pausini al concerto per l'Emilia al Dall'Ara».
Mesi fa è stato persino paparazzato con una ragazza.
«Ovviamente siamo solo amici, non ci siamo mai baciati neanche per scherzo. Ho 32 anni e sono single da oltre un anno e mezzo. E, vivendo nella quiete di Bologna, non so proteggermi dalle attenzioni dei paparazzi».
È il gossip, bellezza.
«È un mondo tutto sommato solitario di cui non ho mai fatto parte».
Meglio correre il rally di Monza.
«Sì, se lo fai con amici come Valentino Rossi o Guido Meda. È un mondo che non mi appartiene ma che vivo con passione. La velocità regala emozioni, mi fa imparare e mi obbliga a spegnere l'ossessione che mi pedina ogni giorno».
Ossia?
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