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Spettacolare ma gelido. "Tenet" di Nolan delude (molto) le attese

Un grande cast non salva il film del regista di culto. Bello visivamente ma criptico

Spettacolare ma gelido. "Tenet" di Nolan delude (molto) le attese

«Non è il tempo il problema. Uscirne vivi, quello è il problema». La frase pronunciata da Robert Pattinson sintetizza perfettamente l'esperienza, di un comune spettatore, davanti a questo Tenet (titolo palindromo di derivazione enigmistica latina e chiave di lettura del film), firmato da Christopher Nolan, l'atteso blockbuster che dovrebbe rilanciare il cinema del post lockdown. Peccato che cerchi di farlo con una trama così enigmatica, ricca di spiegoni pseudo-scientifici (che, in realtà, subisci sempre con la sensazione di chi non ci stia comunque capendo un tubo), da far impallidire i già complicati protocolli sicurezza anti Covid. Non dipende da voi.

Un film di Nolan, in genere, richiede più di una visione per cercare di sciogliere i passaggi più aggrovigliati delle sue sceneggiature. Tanto più che gli stessi attori protagonisti, ogni giorno, durante le riprese, rivolgevano continue domande al regista per cercare di capirci qualcosa in più. E loro avevano il copione in mano. Il che rende paradossale il fatto che la settima arte si aggrappi, per il suo rilancio, a una pellicola che prescinda dal fatto di essere compresa da chi pagherà il biglietto. E perché uno dovrebbe spendere 10 euro per qualcosa che sa che non capirà? Uno sci-fi alla «Bond», ambientato in un mondo dove si è scoperta l'inversione del flusso del tempo, lungo 150 minuti, nei quali il regista sale in cattedra, relegando i suoi interpreti a profeti della incomunicabilità, quasi pedine da lui manovrate e sacrificate sull'altare del suo marchio di fabbrica, fatto di messe in scena sontuose (e ce ne sono un paio da restare a bocca aperta) e incastri narrativi troppo complessi. Con Memento si è raggiunto il massimo della sua cifra artistica, ma qui siamo anni luce lontani dal suo lavoro migliore. La sensazione è quella di un film freddo, manieristico, senza cuore. Già la prima mezz'ora è destabilizzante. Viene introdotto il protagonista John David Washington (nel film, chiamato fantasiosamente «Il Protagonista»), impegnato, con una task force antiterroristica, ad intervenire nel teatro dell'opera di Kiev, sequestrato da una squadra armata. «Quel test che hai superato, non tutti lo fanno», gli viene rivelato dopo l'azione. Quale fosse il test, non è dato saperlo, come la girandola di personaggi che, da quel momento, viene servita al pubblico. Senza specificare chi siano e perché entrino ed escano dalla scena, ma che dimostrano di avere una sorta di laurea in fisica, visto che parlano con scioltezza di quantistica ed entropia come voi fareste di 4-4-2 o 3-5-2.

Il nostro «Protagonista» viaggia come dovesse accumulare i punti «Millemiglia»: da Kiev a Mumbai (dove incontra Pattinson, il meno peggio del cast), da Londra (pessima la scena di Michael Caine che divora una bistecca in primo piano) a Oslo, frastornando non tanto Washington (beato lui, non soffre di jet lag) quanto lo spettatore. Il tutto per arrivare a Kenneth Branagh, con yacht in Costiera Amalfitana, miliardario nato e cresciuto in una città segreta della ex Unione Sovietica, cattivone che combutta con il futuro per annientare il presente (anche per motivazioni ecologiste, giusto per non farsi mancare nulla) e che chiede subito a Washington: «Dimmi solo se hai dormito con mia moglie». Già, perché c'è anche la compagna del cattivo, l'inespressiva Elizabeth Debicki, che pare sorseggiare un tè con le amiche anche quando rischia di essere uccisa.

Al centro del film, la missione di cercare di impedire lo scoppio di una sorta di Terza guerra mondiale che al Protagonista affida proprio l'organizzazione Tenet, sfruttando quella inversione del tempo che, a ben vedere, si sposa perfettamente con il periodo trascorso. Come i proiettili che tornano indietro verso le rispettive armi, il film sembrerebbe quasi augurarsi un viaggio a ritroso nel tempo, quando le sale erano aperte. Peccato che la capacità di riavvolgere le ore non ce l'abbia lo spettatore, in modo da ritrovarsi davanti alla cassiera del cinema e cambiare scelta. Per carità: se si prescinde dalla trama, visivamente Tenet è un bellissimo lungometraggio. Ci sono alcune scene, in particolare quelle dove i protagonisti si ritrovano a interagire tra un tempo che si arrotola e uno che, contemporaneamente, si dipana, davvero suggestive. Un esempio? In strada, si vede una macchina che viaggia normalmente inseguita da una in retromarcia. A un certo punto, una vettura sbanda e si cappotta e mentre Pattinson sta per urtarla ecco che questa inizia a fare capriole all'indietro, tornando all'inizio, come se qualcuno avesse riavvolto il nastro. Ancora più emozionante è la resa dei conti finale, con un conto che va alla rovescia per una squadra e in avanti per l'altra, ma con un unico obiettivo.

Non era facile girare scene credibili di questo tipo, ma Nolan è un maestro indiscusso capace, in funzione di quel titolo palindromo, di mostrarti la stessa scena, due volte, a distanza di tempo, cambiandone significato. Tenet è il film giusto per invogliare la gente ad abbandonare il salotto di casa e riprendere la strada verso le sale cinematografiche? Difficile prevederlo, anche in funzione di un passaparola che potrebbe essere letale.

Tenet(evelo).

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