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Gli sponsor fuggono da PornHub per attività legate alla pedopornografia

Da PornHub ci sono diversi inserzionisti che sono in fuga dopo la scoperta di alcuni video pedopornografici che sono stati caricati sul portare a luci rosse più famoso al mondo

Gli sponsor fuggono da PornHub per attività legate alla pedopornografia

All’orizzonte si intravede una vera e propria bufera per il portale di PornHub, uno dei maggiori siti web che diffonde video a luci rosse. La Nazione ha riportato una notizia che potrebbe ledere, molto seriamente, l’immagine pubblica di una fra i maggiori conglomerati di video hard più conosciuti al mondo. La compagnia canadese che ha sede in Lussemburgo sta vivendo un periodo difficile perché, dalle prime ricostruzioni del caso, pare che alcuni investitori hanno deciso di interrompere ogni tipo di rapporto.

PornHub infatti dovrà fare a meno di Unilever e di PayPal, e anche Kraft sta pensando seriamente di togliere le sue inserzioni pubblicitarie. Non sarebbero gli unici che vorrebbero fuggire dal sito a luci rosse, creando un danno non indifferente all’azienda. C’è una motivazione ben precisa e sarebbe stato proprio il The Sunday Times e il France Presse a mettere in allarme gli investitori rimasti, dato che secondo alcune informazioni sibilline, su PornHub sarebbe caduta la scure della pedopornografia. La Internet Watch Foudation avrebbe denunciato la presenza di ben 47 video con le partecipazioni di minori, scovati nelle profondità dell’archivio, e i suddetti video sarebbe stati caricati persino ad inizio del 2019. La ricerca che è stata portata avanti dall’ong, avrebbe evidenziato un altro dato molto preoccupante. Nel biennio 2017-2018 ci sarebbe stato un incremento del 62% di materiale proibito.

Ovviamente, una volta che la notizia è trapelata e gli investitori hanno cominciato a tagliare i ponti con PornHub, è lecita una relazione del colosso il quale però non è stata per nulla esaustiva. Come ha rivelato il vicepresidente Corey Prince (allergico ai social e molto preoccupato per la vicenda), afferma che Pornhub "lavora costantemente con le autorità per segnalare e sorvegliare qualsiasi attività illegale", poi il contrattacco. "I gruppi antiporno ripetono molto spesso che le persone di questa industria sono vittime di ricatti. Ma tutto questo è un mito".

Con più trentatrè miliardi e 500milioni di visite solo nel 2018, senza contare l’offerta Premium, le webcam e altre aree specializzate, Pornhub fa gola agli inserzionisti, eppure la situazione avrebbe creato una vera e propria frattura. "Ci stiamo assicurando che nessuno dei nostri marchi diffonda spot su PornHub", afferma Unilever.

Paypal ammette anche lui la rottura, fermando il pagamento della sezione "Model Program", quella che permette di caricare i propri video e guadagnare in percentuale in basi ai click e agli spot, e la Kraft sta valutando il da farsi. Se così fosse, c’è aria di crisi anche nel settore dei film a luci rosse?

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