Ma quanto piace a Lars von Trier fare Lars von Trier? Il regista eccentrico e integralista di Idioti e Le onde del destino, quello che prima ha teorizzato il Dogma su come bisogna girare un film e poi l'ha abbandonato lasciando agli altri l'incombenza dei dieci complicati comandamenti (niente luci ma solo illuminazione naturale, nessuna scenografia, la musica deve provenire dal set
). Quello che, all'anagrafe di Copenaghen il 30 aprile 1956, è solo un Lars Trier e poi nel 1975, «vittima di un'enorme autovenerazione», si trasforma in un più nobile von Trier. Quello che è tutta una fobia, perché non prende l'aereo ed è ipocondriaco. Quello che «capisco Hitler. Ha fatto alcune cose sbagliate, ma posso immaginarmelo seduto nel suo bunker, alla fine... sono solidale con lui, sì, un po'». Detto, non si sa bene perché visto che nessuno glielo aveva chiesto, al festival di Cannes dello scorso anno, presentando Melancholia, e diventando così l'unico caso di persona non grata con effetto immediato della più importante manifestazione cinematografica del mondo. Quello che, non pago, salvo il giorno dopo chiedere scusa per paura che nessuno acquistasse più il film, mentre una delle due protagoniste di Melancholia, Kirsten Dunst, arrossiva stupita e diventava più espressiva che in qualunque interpretazione della sua carriera, ha aggiunto che lo stato di Israele «è un dito nel culo» e che «credevo di avere origini ebraiche ed ero contento, poi ho scoperto le mie origini tedesche. Sono un po' nazista anch'io e sono contento lo stesso».
Ecco è lo stesso Lars von Trier che tra pochi giorni inizierà a girare The Nymphomaniac. Un titolo, un programma. Perché - spiega il regista - «voglio esplorare l'eros femminile dalla nascita fino ai 50 anni e lo farò senza tabù di sorta». E lo scandalo sarà servito. Visto che, dalle indiscrezioni sulla trama, il film sarà incentrato sul racconto di Joe, una donna che un anziano professore troverà per strada seminuda, in stato confusionale, forse picchiata. Dopo averla portata a casa per curarla, lei per ringraziarlo gli racconterà la storia della sua vita, tutta dedita alla ricerca della soddisfazione sessuale, in otto lunghi capitoli in cui - pare - non ci verrà risparmiato proprio nulla. Tanto che la rivista Hollywood Reporter ha anticipato che The Nymphomaniac uscirà probabilmente in due versioni, una soft per le sale cinematografiche e una hard per i festival (se qualcuno vorrà ancora invitare il regista) o per il mercato home video. Per interpretare la ninfomane Joe, von Trier ha chiamato la sua musa Charlotte Gainsbourg (con la quale ha già girato Melancholia e soprattutto Antichrist in cui il regista danese s'era fatto le ossa con scene similporno come quella di una penetrazione esplicita che, col senno di poi, appare quasi innocente perché il film si trasforma in uno strambo horror sanguinario con lei a tagliarsi il clitoride con le forbici e poi a colpire con una pietra il di lui pene prima di passare a una masturbazione non proprio piacevole). Non sorprende quindi che prima di dire sì all'ennesimo film scandalo la Gainsbourg abbia temporeggiato salvo poi dirsi disposta a girare anche le scene di sesso vero.
Nel ruolo del professore troveremo Stellan Skarsgård che ha lavorato in quasi tutti i film di von Trier e quindi no problem: «Non ho nessuna esitazione. La mia vita è stare sul set e voglio fare cose interessanti». De gustibus dirà qualcuno. Comunque pare che per le scene più bollenti il regista utilizzerà attori ancora più esperti, quelli pornografici. E la storia si chiude. O forse no. Perché nell'impresa The Nymphomaniac il regista ha arruolato anche star di Hollywood come Shia LaBeouf, l'attore di Transformer appena visto, completamente nudo (si starà preparando?) e barbuto, nel nuovo videoclip del gruppo Sigur Rós, che interpreterà uno degli amanti della ninfomane durante la sua gioventù («Dovrò fare sesso vero per contratto», ha detto ieri). O come Nicole Kidman che si ritaglierà un piccolo ruolo nonostante la devastante esperienza di Dogville del 2003 dopo la quale aveva detto che non avrebbe avuto più nulla a che fare con il regista danese.
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