Cultura e Spettacoli

Stones, Bob Dylan, U2 La vecchia guardia tiene giovane il rock

Sul mercato sbarcano sempre esordienti e scommesse discografiche. Ma a dettare le regole sono nomi collaudati come Peppers e Radiohead

Stones, Bob Dylan, U2 La vecchia guardia tiene giovane il rock

Dite quel che volete, ma sono ancora loro a dettare le regole. I «vecchi» del rock, che poi spesso non sono neanche vecchi d'età ma solo di frequentazioni e pubblicazioni.

I giganti.

Mentre c'è la solita alluvione stagionale di esordienti o di scommesse ad altro rischio, i pesi massimi sbarcano serenamente sul mercato con prodotti nuovi, seminuovi, attesi o semplicemente conservativi. Da Rolling Stones a U2. Da Dylan ai Radiohead. Senza dubbio è un'operazione di «mantenimento» quella degli U2, che pubblicano in dvd il concerto registrato a Parigi subito dopo il disastro del Bataclan. Niente male, U2 - Innocence+Experience - Live in Paris uscirà venerdì prossimo per Universal e focalizza i concerti che la band ha tenuto ospitando sul palco sia gli Eagles of Death Metal che Patti Smith. Sarà una mossa commerciale, ma è anche un bel modo per non dimenticare uno dei fatti simbolici della nostra epoca. Anche Bob Dylan si mette al servizio della memoria, ma in altro modo. Come ha fatto con Shadows in the night, ha selezionato tra le centinaia di super classici della tradizione americana individuando un filo conduttore che lo aiutasse a esplorare la storia della sua (e anche nostra) musica. Quindi dodici canzoni che Frank Sinatra ha cantato almeno una volta e che rappresentano le American roots secondo gli occhi di autori come Johnny Mercer, Harold Arlen, Sammy Cahn e Carolyn Leigh. Un disco splendidamente inutile per i suoi coetanei ma utilissimo per i più giovani che, salvo imprevisti, non hanno mai ascoltato quei brani.

Dopotutto la funzione decisiva della vecchia scuola in questa fase è stata perfettamente compresa dagli organizzatori del Festival americano più autorevole, il Coachella. Dal 7 ottobre in avanti hanno fissato un cast stratosferico all'Empire Polo Club della californiana Indio, con il titolo «Desert Trip»: Neil Young, Bob Dylan, Who, Paul McCartney, Roger Waters e Rolling Stones. Lo chiamano, con quel gioco di parole che piace agli anglosassoni, l'Oldchella. Età media dei gruppi intorno ai 70 anni, molto superiore a quella del pubblico perché, sia chiaro, le infinite possibilità di streaming e download hanno portato le nuove generazioni alla scoperta dei padri fondatori. Oltretutto, i Rolling Stones, che venerdì pubblicano Totally Stripped (ristampa con inediti del live Stripped del 1995) sono pronti a registrare il nuovo album, dal quale scaturirà l'ennesimo tour mondiale.

E se non fanno ancora parte dell'Oldchella, i Red Hot Chili Peppers sono tra i grandi ritorni di questa stagione. Alla loro maniera hanno stupito tutti con un singolo che, a cinque anni dall'ultimo disco, conferma quanto il loro Dna sia sempre stato incardinato su basso e voce più che sulla chitarra: Dark necessities è un brano imprevedibile e favoloso che compensa gli ormai evidenti limiti vocali di Anthony Kiedis con una struttura jazzata e un giro di basso da urlo. Saranno in Italia l'8 ottobre a Casalecchio di Reno (Bologna) e il 10 a Torino, portando con loro il nuovo disco The getaway, che ha avuto una gestazione piuttosto complicata ma promette di essere una ripartenza con meno rock e più libertà (esattamente come erano i Peppers prima di Blood Sugar Sex Magik del 1991). Tanto per capirci, si intitola The getaway proprio perché, su suggerimento del produttore Danger Mouse, hanno buttato via tutti i brani già scritti e ne hanno ricomposti altri molto più nuovi, in ogni senso.

In sostanza, una operazione simile a quella che (almeno sulla carta) i Radiohead fanno a ogni disco: reinventarsi. Il nuovo disco A moon shaped pool (peraltro preceduto da una campagna promo sui social fatta di sparizioni e apparizioni in pieno stile teen idol) è più complesso, ma forse più creativo del precedessore The king of limbs. Più archi e più riff arcuati, segna il ritorno sul podio creativo del più creativo dei Radiohead, ossia Jonny Greenwood. Disco difficile ma ce ne fossero. A dimostrazione che le giovani leve sono ovviamente piene di energie.

Ma le idee nuove arrivano ancora da chi ha un grande futuro dietro le spalle (oltre che davanti agli occhi).

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