Mettersi nella scia di Lucio Dalla, contribuire a quella scia, e soprattutto guardare avanti, nella stessa direzione. Si apre il cd di Lucio! (Sony Music), l'ultimo album inciso da Ron dedicato all'amico fraterno, e capisci già tutto nella foto che ti appare: Ron e Lucio a bordo di una barca, con indosso occhiali Ray Ban e una giovinezza carica di ipotesi. Tutte, o quasi tutte, realizzate. L'esatto significato di una storia è in quello scatto. Uscito ieri, l'album Lucio! - dodici brani scritti da Dalla e reintepretati con solidi arrangiamenti da una band «virtuosa ed essenziale» - è la dedica (attesa da tempo) di Ron all'amico scomparso giusto sei anni fa, il primo giorno di marzo 2012. Una celebrazione in note alla quale si aggiunge un'eco in immagini domani, nel giorno del suo 75esimo compleanno, in prima serata su Sky Arte Hd con la prima visione di Caro Lucio ti scrivo, film di Riccardo Marchesini dedicato alle storie e ai personaggi delle canzoni di Dalla.
Quella foto in mezzo al mare è molto suggestiva, dove eravate?
«Tanti anni fa, primi '70, diretti verso la Sicilia a fare concerti. Poco prima di quello scatto, sembra incredibile, avevamo composto Piazza Grande: io avevo 17 anni e con la mia prima chitarra ci ritrovammo a strimpellare. La canzone uscì così».
Quel brano è presente nella tracklist dell'album, in duetto con Lucio. L'altro duetto è in Chissà se lo sai. Il Ron scrittore appare infine in Attenti al lupo. Poi, tutto Dalla. Quale criterio di scelta ha seguito?
«L'istinto. Ho buttato su carta, in un attimo, i titoli. Ho voluto cominciare con Almeno pensami, l'inedito di Lucio portato al Festival col quale ho vinto il Premio della critica, cosa della quale Lucio sarebbe felice. I brani successivi non seguono una precisa cronologia, sono però la storia di una crescita musicale altissima, nei testi e nelle musiche, di quel grande artista che era Lucio».
Perché ora, dopo tutto questo tempo? Per anni lei ha sostenuto che Dalla restava un argomento «troppo personale».
«È vero, non ne volevo parlare. Una motivazione precisa per questo omaggio di oggi non c'è. Certo, per molto tempo troppa gente è saltata fuori dicendo ero suo amico, e la cosa mi ha dato fastidio. Io ho preferito starmene per i cavoli miei: Lucio era stato un amico straordinario, troppo importante. Ma questo restare in disparte mi ha aiutato proprio a gestire la sua scomparsa».
Il disco sfoggia arrangiamenti di gran gusto, con una pulizia formale tale da far risaltare la sua rilettura vocale: è stato difficile rileggere quelle canzoni?
«Ovviamente l'approccio doveva essere sulle mie corde. Penso che Lucio avrebbe apprezzato molto gli arrangiamenti fatti con Giuseppe Barbera al piano, Elio Rivaglio alla batteria, Roberto Gallinelli al basso e me alle chitarre. Lucio era un fanatico degli arrangiamenti, passava ore in studio per colorare un brano con i giusti suoni, fosse anche il suono di un martello inserito ad arte».
Forse la rilettura strumentale più efficace è quella di Com'è profondo il mare: un muro di chitarre elettriche distorte e dissonanti. Come l'è venuta?
«Ascoltando la voce isolata di Lucio in studio quando si stava realizzando l'omonimo documentario andato in onda su Sky. Sentivo la spinta eccezionale nella sua voce e mi dicevo che con un vestito rock si sarebbe sposata alla perfezione. Difatti è l'unica canzone che non ho cantato: lì c'è solo lui».
Sull'onda di Lucio! farà un tour?
«Per ora due date, il 6 maggio al Teatro Dal Verme di Milano e il 7
maggio all'Auditorium parco della Musica a Roma. In questi giorni un instore tour, la prima data a Milano (il 7 marzo al Mondandori Megastore, ore 18, ndr). Poi tour estivo e, a ottobre, ritorno nella dimensione teatrale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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