Cultura e Spettacoli

Superdivi, donne, politica Il ruggito di Venezia con tre italiani in gara

Ecco il programma (di alto livello) del festival: Phoenix è «Joker» e Polanski lancia il «J'Accuse»

Superdivi, donne, politica Il ruggito di Venezia con tre italiani in gara

Pedro Armocida

da Roma

Alberto Barbera continua per la sua strada pilotando la 76ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - dal 28 agosto al 7 settembre - con la sicurezza di chi conosce bene la macchina che guida ormai da undici anni, consecutivamente dal 2012 (più tre anni a cavallo del Duemila), ora che, «saltato il vecchio apparato categoriale bello e brutto, destra e sinistra, alto e basso, forte e debole, non resta che puntare a una nuova concezione del sentire: una libera e avventurosa disponibilità a mettersi in mare senza necessariamente conoscere la meta del viaggio». Così, dopo le polemiche dello scorso anno e quelle già contenute in un comunicato dell'Unione Internazionale dei Cinema (UNIC), ecco che ci saranno tre film prodotti da Netflix, uno da Amazon e due serie tv di Sky, ZeroZeroZero di Stefano Sollima e The New Pope di Paolo Sorrentino.

Da navigatore esperto, Barbera riesce ancora a sorprendere, mettendo insieme un documentario su un maestro del cinema di poesia come Tarkovskij e uno sulla maestra della prosa contemporanea Chiara Ferragni, oppure il film concerto di Roger Waters dei Pink Floyd accanto ai materiali pieni di memoria dei cineasti Gianikian e Ricci Lucchi. Così come fissa nei 21 titoli in concorso la presenza di registi classici e dal valore indiscutibile come il giapponese Kore-Eda Hirozaku che nel film di apertura La verité lavora con due star francesi come Catherine Deneuve e Juliette Binoche; il francese Olivier Assayas che in Wasp Network con Penélope Cruz esplora la storia degli infiltrati nei gruppi di esuli cubani; Mario Martone che torna per il secondo anno consecutivo in concorso con Il sindaco del rione Sanità dalla prima pièce teatrale di Eduardo De Filippo con Francesco Di Leva e Massimiliano Gallo; Roman Polanski prodotto da Luca Barbareschi che in J'Accuse con Jean Dujardin ripropone il caso Dreyfuss da manuale giudiziario anche contemporaneo. E li mette insieme a colleghi che sanno sempre sorprendere. È il caso, per esempio, di Franco Maresco, il geniale autore di Belluscone - Una storia siciliana presentato nel 2014 nella sezione Orizzonti, che in concorso porta La mafia non è più quella di una volta, un progetto nato nel 2017, a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, in cui Maresco mette insieme il lavoro della fotografa delle guerre di mafia Letizia Battaglia con quello di Ciccio Mira, mitico organizzatore di feste di piazza, ma anche di un singolare evento allo Zen di Palermo, «I neomelodici per Falcone e Borsellino», anche se tradisce una certa nostalgia per «la mafia di una volta». Su questo crinale tra l'orrore e l'ironia della realtà si muove il film in cui si sente nominare anche la famiglia Mattarella. La pattuglia dei film italiani in concorso (fuori concorso ci sono anche Archibugi, Capotondi, De Stefano, Salvatores, Sironi), dopo le due «M» di Martone e Maresco si conclude con la terza di Pietro Marcello che in Martin Eden si confronta con il romanzo di Jack London, raccontando la storia di un giovane che da marinaio - protagonista Luca Marinelli - vuole diventare scrittore.

Ma una delle vere sorprese è sicuramente Joker, diretto da quel Todd Phillips che ha al suo attivo la saga di Una notte da leoni e che ora punta ad altri leoni, quelli d'oro di Venezia. Nei panni del criminale vestito da clown ci sarà Joaquin Phoenix accanto a un mito come Robert De Niro. E se Joker è il primo cinecomic in concorso a un festival così importante, un altro colpo è l'atteso film fantascientifico di James Gray, Ad Astra, con Brad Pitt nei panni di un astronauta che parte per una missione ai margini del sistema solare per ritrovare il padre disperso. Grande cast anche per Waiting for the Barbarians con Mark Rylance, Johnny Depp e Robert Pattinson diretti dal colombiano Ciro Guerra, prodotto in Italia da Iervolino Entertainment.

Uno dei temi della Mostra di quest'anno sarà quello legato alla condizione femminile e se le registe sono sempre pochissime, in concorso due su 21, «i ritratti di donne, assicura Barbera, rivelano una sensibilità nuova». Si va dal racconto di una separazione in Marriage Story di Noah Baumbach con Scarlett Johansson alle vicende dell'incendiaria Ema di Pablo LarraÍn, alla candidata sindaca in The Perfect Candidate di Haifaa Al-Mansour.

Ma ci sarà anche molta politica, con Steven Soderbergh che in The Laundramat in concorso racconta la vicenda dei Panama Papers grazie anche ad attori come Meryl Streep, Gary Oldman, Antonio Banderas e Sharon Stone. Fuori concorso troviamo Citizen K di Alex Gibney sulla Russia di oggi, mentre Sergei Loznitsa in State Funeral racconta il culto della personalità di Stalin nei giorni della morte attraverso riprese d'epoca inedite. Adults in the Room di Costa-Gavras ci riporta ai colloqui tra il governo greco e il Fondo Monetario mentre Tim Robbins entra nelle carceri statunitensi con 45 Seconds of Laughter. A questo proposito, in collaborazione con la Corte Costituzionale, il 5 settembre all'hotel Excelsior si vedrà il documentario Viaggio in Italia. La Corte Costituzionale nelle carceri di Fabio Cavalli.

Una proiezione a cui tiene molto anche il presidente della Biennale Paolo Baratta che, quest'anno, conclude il suo mandato dopo aver rivoluzionato lemme lemme il settore cinema: «Siamo vicini al traguardo dei seimila posti a sedere nei vari spazi di proiezione, tutti rinnovati».

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